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L'ergonomia: principi e applicazioni pratiche

Introduzione

L'informazione su "come utilizzare il proprio corpo" nelle attività della vita quotidiana, nel lavoro, nelle attività di tempo libero è già da qualche decennio un imperativo per tutti i programmi di prevenzione e di trattamento delle rachialgie. E' compresa tra le cose da fare nelle linee guida per il trattamento della lombalgia più rigorose: statunitensi, canadesi, inglesi, svedesi. L'educazione è parte integrante dei programmi di tutte le Back School, oramai considerate in tutto il mondo come uno dei mezzi più utili per combattere, o almeno attenuare, l'impatto gravosissimo, anche in termini economici, della “malattia del secolo”.

In molti di questi programmi, l'informazione su come è fatto e come funziona il rachide, sulle cause più frequenti delle rachialgie, sulle più elementari nozioni di biomeccanica, i consigli sull'importanza della strutturazione dell'ambiente, specie di quello lavorativo, e sul modo di evitarne al massimo i danni assumono addirittura il ruolo principale, quando non esclusivo. Recenti pubblicazioni che riportano il follow up a molti anni di distanza dalla frequentazione della scuola dimostrano che la “educazione ergonomica” è l'aspetto più determinante per la conservazione dell'efficacia a medio e lungo termine.

L'accordo sul principio non vuole dire naturalmente accordo sulla sua applicazione. L'operazione somma alle difficoltà di raggiungere una chiara e condivisa da tutti visione dei meccanismi nocivi e del modo di porvi rimedio, anche l'obbligo del possesso, da parte dell'educatore, di notevoli capacità pedagogiche non sempre innate, e ovviamente di una esperienza che in ogni caso il riabilitatore dovrà gradatamente costruirsi.

La monografia del GSS viene incontro, con le sue considerazioni di principio e i suoi consigli, alle esigenze di chi per mestiere è chiamato al non facile compito.

Un aspetto a mio parere molto importante, su cui nei diversi capitoli si ritorna più volte, è la capacità di non accettare acrilicamente e erga omnes le prescrizioni classiche, ma di ricrearle ogni volta con particolare riguardo non solo alle caratteristiche del soggetto in trattamento e dei gesti che deve compiere, ma anche dell'ambiente nel quale vive e opera. Ad esempio vale forse la pena di ricordare quanti e quanto vari siano i fattori da prendere in considerazione ogni volta che vogliamo identificare i fattori di rischio connessi a quel soggetto per quella azione e in quel contesto. Il gesto può differire per tipologia: postura mantenute a lungo piuttosto che movimenti dinamici, numero di atti per singolo gesto, entità dei carichi, condizioni meccaniche (braccio di leva, vicinanza al corpo); o per modalità di occorrenza: durata, frequenza, numero di ripetizioni, velocità, tipo di presa, numero degli operatori, uso di ausili. Del soggetto hanno importanza le caratteristiche fisiche: peso, statura, età, forza, destrezza, allenamento; la preparazione, la qualifica professionale; le eventuali alterazioni anatomiche e funzionali, l'abuso del fumo. Fondamentali anche gli aspetti psicologici inerenti al soggetto: la percezione dell'entità dello sforzo, la motivazione, l'insoddisfazione, l'eccessiva preoccupazione.

Anche la consegna al paziente degli strumenti ergonomici che potranno aiutarlo ad alleviare e a prevenire i problemi di dolori connessi al rachide, che sembrano essere uno scotto inesorabile non so quanto e perché meritato della nostra specie, è dunque un atto riabilitativo tutt'altro che semplice e automatico, e va realizzato con coscienza e conoscenza.

Silvano Boccardi


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