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L'attivitá fisica nella prevenzione dell'osteoporosi: introduzione

E' necessario prescrivere della cinesiterapia per l'osteoporosi, o per la sua prevenzione? Se sì, quale (tecniche e modalità di allenamento) e con che dosaggio (intensità, frequenza, durata)? E ancora, da un punto di vista operativo, concreto, in palestra cosa si deve fare?

Negli ultimi anni, soprattutto alla luce del crescente interesse nei confronti di un problema medico ma anche sociale come l'osteoporosi, queste domande sono andate sempre più aumentando. Finora le risposte sono state parziali, e soprattutto hanno trovato spazio quasi esclusivamente in ambiente specialistico con finalità di ricerca, e tutti sappiamo come la "volgarizzazione" dalla teoria alla pratica non sia sempre processo agevole. Da qui è nata l'esigenza, nel pieno dello spirito pratico che anima tutta l'attività del nostro Gruppo di Studio, di fornire delle risposte concrete, facendo un punto della situazione e delle esperienze accumulate.

Sin da quando, nel 1941, Albright definì "osteoporosi" una condizione nella quale la massa ossea risultava deficitaria, caratterizzata da un'aumentata "radiotrasparenza" della colonna e, da un punto di vista clinico, da un incremento del numero delle fratture, ci fu l'esigenza di quantificare questa "debolezza" scheletrica, questa mancanza di resistenza meccanica. Oggi finalmente è possibile: disponiamo infatti di macchine affidabili ed il costo dell'esame è relativamente poco elevato, mentre il progresso tecnico garantisce di migliorare ancora entrambi i parametri.

Sul versante terapeutico, invece, la situazione è meno rosea. Finora non si è in grado di far recuperare la massa ossea perduta, e ci sono dubbi sul fatto che in un futuro relativamente prossimo si possa cambiare questa situazione. Quindi l'unica possibilità è quella di giocare d'anticipo, di evitare la perdita.

Allo stato attuale è impossibile condurre un'analisi comparativa dettagliata, ma l'attività fisica si propone sicuramente e prepotentemente come un'alternativa ottimale in fase preventiva, lasciando progressivamente il posto in fase terapeutica ad altri metodi più invasivi e costosi ma necessari.

Inoltre, l'esercizio offre due vantaggi che nessun'altra terapia di mantenimento della massa ossea permette: un'efficacia nel conservare la salute fisica che va ben al di là del solo problema osteoporosi, e soprattutto un'ineguagliabile effetto sulla prevenzione dell'evento ultimo per cui si vuol intervenire: la frattura.

Nel 1931 Edmond Hamilton ipotizzò, in un racconto fantascientifico dal titolo The Man Who Evolved (L'uomo che si evolse), che il destino del corpo umano, secondo una stretta legge evolutiva di tipo darwiniano, fosse quello di ridursi progressivamente fino a scomparire sotto un enorme cervello. If you not use it, you loose it (ciò che non si usa si perde) recita un adagio anglosassone. Due modi diversi per rappresentare una situazione tipica della nostra vita quotidiana ma anche per dimostrare come l'attività fisica sia una necessità per le nostre ossa ma soprattutto, più in generale, per l'uomo.

Il Segretario Scientifico
Stefano Negrini


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