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Aggiornamento scientifico sulle patologie vertebrali
Editoriale del II fascicolo 1995
Il materiale scientifico presentato sul sito è indirizzato agli operatori del settore interessati alle patologie vertebrali. Per i pazienti le informazioni disponibili in queste pagine hanno solo un valore indicativo e non possono sostituire un parere medico.
Nachemson Fisioterapia Test della forza nella lombalgia La back school Trattamenti per la lombalgia La sindrome fibromialgica Esercizi per la lombalgia Scoliosi e ipercifosi Indice
Nachemson
Di Alf Nachemson sono i due editoriali che costituiscono i primi due articoli dei nostri lavori. Il primo fa il punto, nell'ottica di un ortopedico, sulla situazione attuale del trattamento delle lombalgie; il secondo, insieme ai due successivi (Rydevik e Willner), è tratto dalle conclusioni delle principali Sessioni di un Congresso tenutosi in Svezia nel 1993 su "The degenerative lumbar spine" (La colonna lombare affetta da malattie degenerative). Sono quattro lavori di alto contenuto scientifico che offrono una breve, ma molto efficace, sintesi sullo stato dell'arte per il rispettivo argomento (ernia del disco, stenosi spinale, artrodesi).
Fisioterapia
Di estremo interesse ci sembra l'articolo di Dufey, un lavoro colto e di buon senso presentato da un fisioterapista di lunga esperienza all'Associazione Francese di Cinesiterapia nel 1993. Non tutto è condivisibile, soprattutto un certo nichilismo di fondo, il fatto che non è importante tanto "saper fare" quanto "saper essere" (secondo noi è inevitabile che chi "sa essere" sappia anche "fare"), ma tanti altri spunti e riflessioni, e anche buona parte dell'impostazione generale sono sicuramente rimarchevoli e degni di essere letti.
Test della forza nella lombalgia
A pag. 85 troviamo un dibattito sull'importanza dell'utilizzo di test della forza nella valutazione e nel trattamento del paziente lombalgico. Mooney si esprime a favore di un uso estensivo, mentre Andersson non ne nega l'utilità a scopo terapeutico, sia pur sconsigliando l'impiego di apparecchiature molto costose di non comprovata efficacia. Entrambi gli autori condividono la necessità di ulteriori esperienze, e delineano complessivamente con una certa chiarezza lo stato dell'arte attuale.
La back school
Cohen presenta una revisione bibliografica sulla letteratura attualmente disponibile sulla back school nel trattamento della lombalgia. La raccolta degli articoli e la scientificità generale nella loro valutazione depongono a favore di questo lavoro. Per un commento approfondito e sostanzialmente condivisibile rimandiamo all'appendice, apparsa come "point of view" (punto di vista) ad opera di Hamilton Hall di seguito all'articolo sulla rivista originale. Ci preme solo sottolineare come l'esercizio venga più volte citato sia nell'articolo che nel commento come quella che potrebbe essere la chiave di volta decisiva per migliorare sostanzialmente i risultati ottenibili con la sola educazione: non si impara a guidare una macchina solo studiando su un testo il motore com'è e come funziona ! Questo ci fa particolarmente piacere perché la nostra scuola ha sempre puntato su questo aspetto assolutamente imprescindibile.
Trattamenti per la lombalgia
Pope e coll. presentano un lavoro condotto in ambiente chiropratico sull'utilità di più trattamenti posti a confronto, comprendenti manipolazioni, corsetti, stimolazione elettrica transcutanea e massaggio. L'articolo dimostra essenzialmente come non ci siano differenze sostanziali (statisticamente significative) tra le variabili, mentre esistano delle tendenze favorevoli a singoli gruppi per singoli risultati. Va sottolineato come tutto lo studio sia stato condotto in un ambiente selezionato, e quindi come da un lato ci fosse l'aspettativa dei pazienti, che pervengono ad una certa struttura aspettandosi un certo trattamento, e dall'altro quella dei terapeuti sul trattamento realmente efficace. Questo potrebbe spiegare come mai i pazienti pensavano che il trattamento più utile fosse la manipolazione e come mai quest'ultima possa avere ottenuto risultati lievemente migliori.
Beattie propone un articolo che riteniamo sicuramente "gustoso" per buona parte dei nostri Soci, soprattutto per chi è particolarmente interessato alla "diatriba", oggi molto in voga, su: per il lombalgico, sono più utili esercizi in flessione o in estensione ? Il lavoro offre una base teorica per le spiegazioni normalmente offerte tra i fautori di questi due metodi, sia pure con tutte le limitazioni che gli autori, con estrema correttezza scientifica, elencano alla fine dell'articolo. Questo lavoro, comunque, dimostra che il nucleo polposo discale di soggetti clinicamente indenni, per quanto può essere visto alla RMN, si sposta significativamente in semplici posture supine con il rachide in flessione o in estensione, posteriorizzandosi nelle prime ed anteriorizzandosi nelle seconde. Questo è il dato, la conclusione ai Soci leggendo anche le intelligenti considerazioni riportate in discussione.
La sindrome fibromialgica
Il breve articolo di Pré risulta interessante per la sua praticità e concretezza. La sindrome fibromialgica, nosograficamente descritta in tempi abbastanza recenti, viene qui descritta in maniera sufficientemente attendibile, sia pure non con lo scopo di comprendere come pervenire alla diagnosi (esistono oramai codificati dei criteri diagnostici precisi formulati dalla Associazione Reumatologica Americana). Viceversa viene presentato un protocollo diagnostico completo che si avvale di diversi strumenti di comprovata efficacia. Ci piace molto, inoltre, la conclusione, dove vengono tratteggiati l'importanza della prevenzione a lungo termine in questi pazienti e di come un intervento educativo sia fondamentale, accanto ad un incremento dell'attività fisica.
Esercizi per la lombalgia
A pag. 108 inizia un contributo di Deyo la cui pubblicazione è stata suddivisa in più fascicoli. L'autore in questa prima parte rivede i più comuni regimi di esercizi applicati ed applicabili (negli USA) nel trattamento del paziente lombalgico, indicandone giustificazioni teoriche ed origini storiche.
Scoliosi e ipercifosi
Con il contributo di Barrios, iniziano i lavori sulla scoliosi. Questo in particolare torna a considerare la possibile importanza della muscolatura nell'origine della scoliosi idiopatica. Questo campo di indagine si rivela ancora fertile e di sicuro interesse è la dimostrazione di danni miopatici soprattutto in termini di prevalenza delle fibre muscolari di tipo I, fasiche, a scapito di quelle di tipo II, toniche, che vanno incontro ad una certa degenerazione. Questo è molto interessante anche per il lavoro cinesiterapico, in quanto sappiamo come allenando in maniera appropriata (isometrica) i muscoli è possibile indurre una differenziazione delle fibre intermedie in fibre di tipo I, consentendo quindi un "recupero" della normale fisiologia muscolare. Ovviamente il contrario avviene con un allenamento "fasico" (isotonica).
Marc Ollier, cinesiterapista capo del Centre des Massues di Lione, ci presenta una seduta tipo di intervento correttivo analitico sulla postura di una paziente scoliotica. Questo tipo di lavoro ci colpisce per l'estrema dispendiosità sia per il paziente che per il terapista che per la società (costo in quanto seduta individuale). Vale la pena insistere in maniera talmente attenta ed esasperata su decine di piccole asimmetrie o non è forse meglio in maniera, questa sì più globale, agire in senso neuromotorio sul paziente per offrirgli migliori strumenti di controllo ? Poi, se è vero che il corpo umano è costituzionalmente asimmetrico, quali e quante di queste imperfezioni che vogliamo correggere sono "conseguenza" della scoliosi e quali invece sono in realtà normali ? Infine, siamo sicuri che le asimmetrie non siano in realtà una forma di compenso utile nell'economia generale del paziente ? Siamo del parere che questo momento terapeutico proposto da Ollier, inteso come fase di passaggio di un apprendimento generale della postura e della sua gestione, quindi come breve periodo iniziale di lavoro, possa essere utile: la nostra critica riguarda invece quanti risolvono in quest'unico momento il trattamento del ragazzo scoliotico, trasformando un obiettivo complementare iniziale in un protocollo terapeutico esclusivo.
Murray presenta un lavoro che costituisce un punto di riferimento per l'impostazione del trattamento dell'ipercifosi dorsale, in quanto rivede la storia naturale della malattia in termini di sintomi presenti in età adulta. Sappiamo come negli Stati Uniti in generale manchi la cultura del corsetto ortopedico, sia esso amovibile e no, e quindi in questo lavoro il punto di riferimento terapeutico considerato (e criticato) è quello chirurgico e la conclusione che sembra prevalere è che non vale la pena in termini di costo/beneficio affrontare i rischi di un intervento rispetto al rischio di invalidità in età adulta per i pazienti ipercifotici. Secondo noi questo non vale per il trattamento ortopedico e, prima ancora, per quello cinesiterapico che sappiamo essere molto efficiente in questo tipo di patologia (se presa in tempo). Comunque consigliamo caldamente la lettura di questo lavoro.
Il lavoro di Karol è sicuramente interessante per quanti si occupano di screening, in quanto presenta dati sull'evolutività ritardata della scoliosi negli adolescenti di sesso maschile, elemento che suggerisce l'effettuazione di uno screening almeno per i maschi in età più avanzata rispetto ai classici, canonici 11 e 12 anni molto efficaci per le femmine.
Infine, continua lo studio già presentato nel fascicolo precedente sulla terminologia tridimensionale delle deformità vertebrali.
Il Segretario Scientifico
Stefano Negrini
- Il mal di schiena. I chirurghi ortopedici stanno perdendo il treno? - Estratto da: Nachemson A. Low-back pain. Are orthopedic surgeons missing the boat? Acta Orthop Scand 1993; 64 (1):1-2
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