bordo Gruppo di Studio della Scoliosi e delle patologie vertebrali. bordo Vuoi ricevere GRATIS
le GSS News?
Leggi qui!.
Vuoi diventare Socio
del Gruppo di Studio?
Ecco come fare

Home Page

Novità

Mappa

GSS Online

Scrivici

Sezione del sito: Home Page > Pubblicazioni > Fascicoli

Aggiornamento scientifico sulle patologie vertebrali

Editoriale del I fascicolo 2004


Stefano Negrini
Segretario Scientifico Nazionale del Gruppo di Studio Scoliosi e patologie vertebrali (GSS)
Direttore Scientifico di ISICO (Istituto Scientifico Italiano COlonna vertebrale), Milano

Valutare (e riabilitare) il rachide sul piano sagittale
La spondilolistesi tra valutazione e storia naturale
Colpo di frusta tra valutazione, cronicizzazione e rieducazione
L'epidemologia della lombalgia non sempre è come si dice ...: dagli incidenti all'autorisoluzione, alla comorbilità
Tutti seduti, per favore
Sistema motorio e valutazione della lombalgia
Eterometria degli arti inferiori e cammino nella lombalgia (ma non solo)
Dal dolore bio-psico-sociale e la sua esplorazione biomeccanica, al modo di affrontare il dolore in generale
Le pagine verdi: la facilitazione neuromuscolare propriocettiva per il rachide
Indice

Entriamo anche dal punto di vista scientifico nel 2004. Il principale obiettivo di quest'anno riguarda una nuova edizione delle Giornate di Aggiornamento: dato il successo di quella del 2003, ne stiamo programmando una nuova su un altro argomento (probabilmente l'osteoporosi) per l'autunno. Ma le novità non finiscono qui: avrete modo di conoscerne molte altre entro la fine del 2005, dallo sviluppo del nostro Sito per renderlo ancora più utile ai Soci, alla produzione di Cd-Rom e videocassette, ad altro ancora. Ed a proposito del Sito, non perdetevi qualcosa di un po' piccante che pure il nostro compassato e serioso Gruppo di Studio propone, nonostante la propria volontà (www.gss.it/notizie/discussioni.htm): tutto è nato da un contributo che Silvano Boccardi ha dato a proposito delle metodiche Mézières e Souchard, che ha provocato le risposte più o meno risentite, più o meno pacate di alcuni cultori ufficiali di questi metodi (incluso Souchard stesso), che vengono pubblicate integralmente comprese le risposte di Boccardi (e non solo): tutto da gustare. E sempre Boccardi da questo fascicolo (come avrete già notato dalla copertina) ha deciso di offrirci un nuovo e più importante contributo: una rubrica, che questa volta troverete a pag. 7, il cui titolo generale "Non sappiamo neanche cosa sia il sapere" dice già tutto sulla qualità dei contenuti. Ovviamente è totalmente da leggere, a partire da oggi ed anche per il futuro, come già i Soci hanno imparato a fare anche per il contributo dell'altro nostro validissimo commentatore Carlo Trevisan (a pag. 130 in questo fascicolo).

Valutare (e riabilitare) il rachide sul piano sagittale

Le radiografie sono considerate lo strumento "gold standard"per misurare le deformità vertebrali. Questa situazione, nata per la scoliosi, viene applicata anche al piano sagittale dove, come dimostrato dai due lavori che seguono, la realtà è certamente un'altra. Stotts a pag. 9 valuta l'errore di misura intra ed inter operatore per i gradi Cobb ottenendo risultati peggiori (l'errore viene addirittura raddoppiato) rispetto a quelli riportati per la scoliosi. Questo non ci stupisce, come del resto il fatto che un operatore spicchi sugli altri: la maggiore attenzione, esperienza o scrupolo giocano sempre un ruolo in tutti i campi, non solo quando si parla di radiografie. Lo studio sottolinea le tecniche che consentono di migliorare, ma rimane il fatto che l'errore è di 10° circa, e che in 1 caso su 20 è di più: come basarsi sulla radiografia per prendere decisioni cliniche? Ed è la conclusione anche degli autori, che rivalutano fortemente l'esame clinico (e devo dire che nelle mie prassi quotidiane, per lo meno rispetto ai pazienti con ipercifosi, di fatto le radiografie sono relegate ad un solo ruolo diagnostico iniziale e raramente usate nel follow-up).

Rincara la dose, rispetto allo studio precedente, Marks a pag 128, articolo ONLINE, che peraltro sottolinea una realtà abbondantemente sotto gli occhi di tutti nella quotidianità clinica: la posizione degli arti superiori nelle radiografie in latero-laterale, che viene inevitabilmente alterata rispetto a quella fisiologica per dare visibilità al rachide, cambia in modo più o meno marcato la postura (in base all'opzione scelta del radiologo). Ne consegue che in queste radiografie non si può valutare con esattezza la postura, se ne può solo avere un'idea (peraltro migliore all'esame clinico). Peccato che il lavoro sia concentrato sulla SVA, ossia l'allineamento sagittale, e non sui gradi Cobb, che avrebbero consentito un impatto ben più significativo sulla audience clinica.

Sempre sul filone valutativo, ma entrando anche nell'ambito riabilitativo, il lavoro di Weiss a pag. 11 si distingue perché sottolinea da un lato l'importanza della valutazione con strumenti di superficie dell'aspetto estetico del tronco, dall'altro conferma con i numeri ed i risultati l'importanza della riabilitazione nel recupero della deformità sul piano sagittale. Si impongono però due osservazioni. Il sistema Formetric è estremamente poco diffuso, è costoso, e di certo nella valutazione della cifosi non così essenziale potendo egregiamente essere sostituito da filo a piombo e righello, o inclinometri. Dall'altro continuo a trovare ben difficilmente comprensibile un modello riabilitativo intra-ospedaliero come quello qui discusso per pazienti con ipercifosi. Troppo costoso, troppo invasivo, ed i risultati si possono ottenere anche con altre vie meno impegnative.

Difficile il lavoro di Legaye a pag. 14, ma interessante nelle implicazioni tecniche, anche se forse la pratica clinica richiede ulteriori studi prima di essere modificata in modo utile da questo tipo di ricerche. Il tema qui è capire da dove venga la variazione dell'assetto sagittale individuata nel singolo soggetto. Sappiamo infatti che posizione del bacino, lordosi lombare, cifosi dorsale, lordosi cervicale ed orizzontalità dello sguardo rappresentano una successione senza soluzione di continuità che dovremmo poter valutare con accuratezza. Questo gruppo di studiosi da anni approfondisce il tema, ma vorremmo che andasse oltre le sterili correlazioni tra parametri (che stanno solo a dire che sono troppi ed andrebbero riassunti in uno solo: quello che meglio spiega la variabilità del fenomeno) per giungere a proposte operative concrete clinicamente utili.


La spondilolistesi tra valutazione e storia naturale

Il medesimo gruppo propone anche lo studio successivo (Marty a pag. 128, articolo ONLINE) che è concentrato sulla posizione dell'osso sacro nel paziente affetto da spondilolistesi. Certamente questo ha un ruolo nella patogenesi della patologia, ed anche qui in futuro potranno venire rilievi interessanti. In ogni caso, molto impegnativo alla lettura.

Dalla Francia ci trasferiamo negli USA con Jackson a pag. 128, articolo ONLINE, che con un approccio relativamente più pragmatico ci pone gli stessi problemi già considerati con il lavoro precedente. Siamo di fronte probabilmente al futuro ed alla necessità di affrontare in modo diverso e più completo la valutazione nella spondilolistesi.

Chiudiamo questa triade di lavori sulla spondilolistesi con quello sicuramente più importante scientificamente per le elevate implicazioni cliniche (Beutler pag. 17). Cosa succede nel tempo alle spondilolistesi? Si aggravano o restano stabili? Questo lavoro parte da una indagine radiografica di tutta la popolazione da cui sono stati estratti i casi di spondilolistesi e dimostra le scarse probabilità di evoluzione a lungo termine della patologia. Il problema principale è la scarsità in assoluto del campione considerato, che lascia oggettivamente troppo spazio al caso. Il fatto però che il dolore non sia maggiore rispetto a quello della popolazione di controllo, che la disabilità non vari, che il peggioramento sia tipico dell'età di crescita (ma la senescenza non è stata qui osservata) dovrebbe indurre a forti riflessioni circa le facili attribuzioni eziopatogenetiche del sintomo dolore, come pure sulle opzioni terapeutiche invasive troppo spesso e con facilità adottate da alcuni.

Colpo di frusta tra valutazione, cronicizzazione e rieducazione

Lo studio di Kristjansson a pag. 128, articolo ONLINE, nato nella testa degli autori per dimostrare l'importanza di alterazioni radiografiche nel colpo di frusta, viene da essi stirato sino ad affermare che 3° (!) di variazione tra due segmenti cervicali sia una quantità significativa, pur di dare sostegno alla loro idea preconcetta! Premesso che il limite di aver fatto condurre lo studio in posizione seduta non è secondario, questo lavoro documenta secondo me esattamente il contrario: una volta esclusa una instabilità o una lesione grave, in caso di colpo di frusta la radiografia nulla ci dice. Come del resto avviene per chi ha la cervicalgia cronica (uno dei due gruppi di controllo).

Come sottolineato nell'introduzione da Sterner a pag. 21 il colpo di frusta è patologia sfuggente, in cui componenti sociali e psicologiche individuali giocano probabilmente un ruolo determinante nella disabilità a lungo termine. Tutto il lavoro rispecchia questa corretta impostazione, sottolineando le problematiche connesse al dolore ed ai suoi esiti. Molto interessante l'idea di individuare i fattori di rischio per la cronicizzazione gia presenti alla prima visita: e qui l'importanza del grado 2-3 della lesione sottolinea senza tema di smentita quanto anche i fattori strettamente fisici non possano essere ignorati.

L'importanza dell'emotività nella sensazione dolorosa è un concetto ben presente a tutti, mentre quello di "stile di reazione", ossia di comportamento reattivo rispetto all'incidente (essenziale in caso di colpo di frusta), ed al danno procurato da altri, oltre che al dolore in sé, non è così scontato per tutti noi. Quindi è molto interessante in questo studio di Buitenhuis a pag. 24 rilevare come proprio questi aspetti risultino estremamente importanti nella progressiva risoluzione (o meno) del problema. L'ultima frase sottolinea quindi come non si possano trascurare questi aspetti: una volta di più sono evidenti le analogie tra la lombalgia e questa situazione in cui indubbiamente l'evento scatenante è traumatico (raramente lo si può dire invece con certezza nel caso del rachide lombare) ma l'evoluzione segue apparentemente gli stessi percorsi psico-sociali.

Interessante anche per le implicazioni pratiche il lavoro di Treleaven a pag. 27, che ci conduce ad esplorare nuovamente i rapporti tra sguardo e posizionamento del capo nel paziente che ha subito un trauma cervicale automobilistico: l'errore di posizionamento articolare ha sicuramente una base neuromotoria, ma altrettanto certamente, una volta instauratosi, costituisce un elemento di disturbo meccanico cronico che può contribuire, su un versante puramente biologico, al mantenimento del disturbo algico. Il trattamento cinesiterapico deve quindi essere impostato in questi casi anche nell'ottica di un miglioramento della coordinazione occhio-testa, della stabilità dello sguardo e del riposizionamento. Essenziale sarebbe poi potersi dotare di strumenti semplici nella pratica clinica quotidiana con cui valutare questo elemento ai fini della corretta impostazione del piano riabilitativo: ma per questo ci vorrà ancora un po' di tempo …

L'epidemologia della lombalgia non sempre è come si dice ...: dagli incidenti all'autorisoluzione, alla comorbilità

Tradizionalmente in caso di incidente automobilistico ci si concentra sul collo, dove indubbiamente avvengono il maggior numero di traumi, ma si tende un po' a trascurare la lombalgia, per la quale molto raramente si riconosce una eziologia post-traumatica (questo fa quasi da contraltare all'atteggiamento nei confronti delle rachialgie comuni: molto studiata la lombalgia, poco la cervicalgia). Cassidy a pag. 30 ci guida con dati epidemiologici proprio nell'esplorazione di questo aspetto, con una serie di considerazioni interessanti, non ultimo il fatto che il contesto assicurativo si rimodella per trarre il massimo beneficio dalle regole vigenti: da un certo punto di vista ci si accosta più alla fisiopatologia dell'indennizzo piuttosto che a quella del mal di schiena ! Comunque, di fronte ad un paziente politraumatizzato, non si può trascurare completamente la lombalgia a "favore" degli altri dolori.

Chi l'ha detto che la lombalgia nel 90% dei casi si risolve entro un mese? Tutti. Eppure Hestbaek a pag. 33 ci dimostra che abbiamo torto. Semplicemente semplifichiamo troppo i risultati dei vari studi. Leggetevi tutti i primi due paragrafi del lavoro e capirete perchè. La storia naturale del decorso clinico della lombalgia è la seguente: dopo12 mesi il 62% dei pazienti ha ancora dolore, il 16% dopo 6 mesi è in malattia, il 60% ha avuto recidive del dolore e il 33% ha avuto recidive di assenza dal lavoro. Il difetto più grosso dello studio della Quebec Task Force (che poi ha dato origine ad una consistente corrente di pensiero sulla lombalgia) era quello di non avere previsto la lombalgia ricorrente, che è la vera realtà con cui noi facciamo i conti ogni giorno. Questa revisione svela con efficacia la vera consistenza della storia naturale della lombalgia. Se abbandonata a se stessa ricorre con estrema frequenza. Una delle misure del successo terapeutico dovrebbe essere proprio la riduzione della ricorrenza.

I Medici di Medicina Generale affermano che la loro popolazione non è mai quella degli studi riportati in letteratura, perchè i loro pazienti hanno il mal di schiena, ma questo si associa sempre ad altre patologie. Hestbaek a pag. 37 si concentra proprio su questo aspetto, chiamato in termine tecnico comorbilità: i trattamenti che vanno bene per chi ha il mal di schiena, vanno bene anche per chi ha il mal di schiena e soffre di cuore, oppure ha una broncopnemopatia? Questo sarà un campo importante di ricerca per il futuro, e troviamo in questo lavoro qualche prima risposta.

Tutti seduti, per favore

La posizione seduta è una "vexata questio" da anni. Prima tutti in cifosi, ora tutti in lordosi. Il bell'articolo di Pynt a pag. 54 introduce tutto in una cornice storica che, oltre ad essere affascinante, è sicuramente utile. La prospettiva storica è infatti quella che dà maggior risalto alle conoscenze attuali, perchè ne contestualizza la difficoltà di raggiungimento. Partiamo dagli antichi egizi e tramite i greci e l'antica Cina arriviamo a Williams e McKenzie: bellissimo, anche se l'idea di fondo che la postura seduta dipenda dalle conoscenze mediche è secondo me difficilmente accettabile. La seconda parte dell'articolo riguarda poi la fisiologia del rachide seduto, ed è anche qui una revisione, ma della moderna letteratura. La conclusione è nel primo paragrafo, un sedile dovrebbe mantenere il rachide lombare in una posizione prevalentemente, ma non permanentemente, e moderatamente lordotica (estesa), e dovrebbe permettere comunque il movimento. Assolutamente condivisibile, anche se non bisogna dimenticare che la sedia è comunque solo un ausilio passivo, sebbene ben confezionato. L'impegno attivo del paziente è ben altra cosa! Ma non fermatevi qui: godetevi tutto l'articolo.

Sistema motorio e valutazione della lombalgia

Due studi consecutivi di Van Dillen (pag. 40 e pag. 128, articolo ONLINE) ci portano verso una delle nuove frontiere oggi dell'approccio al paziente lombalgico. Chi non vuole procedere in base solo ad ipotesi eziopatogenetiche più o meno sostenibili, o in base a percorsi standard stereotipati, e vuole individualizzare l'approccio al singolo paziente non può fare a meno di condurre una serie di valutazioni che consentano di adeguare con esercizi il trattamento proposto. In questa linea si collocano questi due lavori, anche se l'impostazione degli autori risulta inevitabilmente un po' troppo meccanicistica per essere accettata: se lombalgie differenti esistono, infatti, è più probabile che rappresentino un insieme in 3 dimensioni: bio-psico-sociale. Quindi la valutazione dovrebbe essere un po' più complessa e completa, anche se questa qui proposta può valere per la dimensione "biologica". Nella stessa direzione la criticità di non aver definito la lombalgia meccanica, che probabilmente per gli autori corrisponde alla lombalgia comune, mentre non è così. Un altro presupposto da riconsiderare, pur essendo peraltro estremamente comune in ambito riabilitativo, è quello che la posizione antalgica sia necessariamente la migliore (l'arrivo di McKenzie dopo anni di Williams non ha insegnato nulla a nessuno ?). Questi studi sono comunque molto utili e meritano l'attenta lettura soprattutto ai fini di ottenere strumenti quotidiani di valutazione, nonostante la dimensione ed a volte prolissità del testo.

Molto utile il lavoro di Saal a pag. 47 per sottolineare l'importanza di non fermarsi alle indagini strumentali, ma di cercare anche e soprattutto nell'anamnesi e nell'esame clinico la soluzione dei problemi del paziente. Va infatti del tutto superata la prospettiva secondo la quale le procedure diagnostiche, in parte perché anche minimamente invasive, in parte perché tecnologiche, siano infallibili (fama del tutto immeritata). Il lavoro è inoltre interessante perché rivede alcune tra le più accreditate ipotesi eziopatogenetiche alla luce della loro diagnosticabilità clinica e strumentale: come già si sapeva, si sa di non sapere ! Ossia, la certezza non è possibile per la diagnosi anatomo-patologica.

Il lavoro di Hagg a pag. 128, articolo ONLINE, va letto completamente e considerato con molta attenzione sia per le implicazioni pratiche sia per l'importanza teorica. Le scale di misura del dolore, della disabilità e della qualità della vita sono strumenti essenziali nel trattamento di una patologia come la lombalgia che impatta direttamente su tutti questi aspetti. All'inizio l'articolo rivede in dettaglio quali sono i parametri in base ai quali si scelgono le scale, ed in particolare va sottolineata l'attenzione posta sul significato clinico e sulla significatività clinica della misurazione, che sono aspetti totalmente diversi dalla significatività statistica. Infine, il sottolineare i limiti di questi strumenti di misura va ben al di là dallo sconsigliarli: contribuisce semplicemente a farli scegliere ed utilizzarli con più attenzione e competenza. Molto utile.

La propriocezione, nel percorso che dà origine al movimento umano è situata, all'inizio ed alla fine, impegnata in compiti di controllo fine pro - e retro - attivo. Come pensare che, in un disturbo che così pesantemente impatta sulla motricità lombare come il dolore cronico, non sia coinvolta! Lo studio di O'Sullivan a pag. 90, dopo aver rivisto con attenzione tutto quanto scritto sull'argomento, dimostra la presenza di un deficit di controllo del movimento nelle posizioni intermedie nei lombalgici diagnosticati come portatori di una instabilità clinica segmentale. E' quasi tautologico, perchè per definizione cos'è l'instabilità clinica segmentale se non un deficit del controllo fine del movimento? Questi risultati supportano la teoria della "zona neutra" di Panjabi, che sottolineava l'importanza del mantenimento del carico nella zona neutra del segmento di movimento, e costituiscono comunque una base teorica fondamentale per impostare un corretto lavoro rieducativo.

Uno dei problemi principali dei rieducatori che si occupano di lombalgia è quello di disporre di strumenti valutativi utili. Lo studio di Nourbakhsh a pag. 93 è molto interessante prima di tutto ottenere questi strumenti per l'uso clinico quotidiano. Discreto lo sforzo di individuare alcuni parametri correlati al mal di schiena, mentre meno condivisibile quando cerca di correlare per forza i dati fra loro: ad esempio la forza muscolare con i parametri di inclinazione pelvica; importante la sottolineatura della necessità di un adeguato trattamento riabilitativo paziente-specifico. Ha il limite di essere troppo ad impostazione "meccanica", e troppo riduttivo nei consigli terapeutici, dimenticando di fatto la genesi multifattoriale del mal di schiena e soprattutto i motivi psico-sociali della cronicizzazione! In ogni caso è questo un buon esempio di come si possa fare della discreta ricerca con mezzi semplici.

Eterometria degli arti inferiori e cammino nella lombalgia (ma non solo)

Il lavoro di Fann a pag. 100 funge fondamentalmente da introduzione all'argomento, in quanto non pochi sono i limiti che lo caratterizzano. Peraltro viene discussa la valutazione dell'obliquità pelvica che è la vera determinante di un'eventuale influsso dell'eterometria sul rachide (quanto spesso si dimentica infatti che, se il bacino compensa, non c'è bisogno dal punto di vista della colonna vertebrale di alcun lavoro diretto sugli arti inferiori). Oltretutto, l'argomento non si presta proprio a fare distinzioni per grandi gruppi (lombalgici e non lombalgici), per cui non ci stupisce la non significatività del risultato, che non ci impedisce di pensare che (sia pure molto raramente, molto più raramente di quanto spesso si pensi) anche la differenza di lunghezza degli arti inferiori possa avere una importanza nella lombalgia di un singolo paziente.

L'eterometria degli arti inferiori è un'altra delle questioni che più fanno discutere animatamente … chi poco se ne intende di colonna vertebrale. Infatti, un conto sono pochi millimetri di differenza, solo una delle ennesime asimmetrie corporee che naturalmente si compensano con altre asimmetrie, un conto è una differenza che supera il centimetro / centimetro e mezzo. Pur essendo sicuramente lungo ed un po' prolisso (ma proprio per questo è completo) ed essendo in parte centrato sulle gravi differenze di lunghezza, trovo molto utile, ben fatto ed in gran parte condivisibile lo studio di Brady a pag. 102. Ha infatti il pregio della estrema pragmaticità, con una miriade di suggerimenti utili ed una attenzione di fondo alle modalità di misurazione che consente all'autore di giungere a conclusioni apprezzabili e molto pratiche. Queste si possono applicare anche all'età evolutiva, nonostante il lavoro si concentri soprattutto sugli adulti (o meglio non chiarisca bene a quale popolazione si applichi). Di certo si nota comunque qui quanto poco sia dimostrato e quanto venga ancora praticato su base di nozioni aneddotiche. Da sottolineare come le manipolazioni non abbiano alcun ruolo reale nelle eterometrie degli arti inferiori, se non momentaneo e non mantenibile nel tempo.

Camminare fa bene a chi soffre di lombalgia. Tutte le Linee Guida Internazionali suggeriscono in caso di dolore acuto una attività aerobica blanda come utile ausilio per guarire più in fretta. Il lavoro di Taylor a pag. 114 conferma con una modesta evidenza questi dati, che del resto una accurata raccolta anamnestica clinica permette di rilevare anche nella quotidianità. Lo studio è sintetico, di rapida lettura e discreto interesse.

Dal dolore bio-psico-sociale e la sua esplorazione biomeccanica, al modo di affrontare il dolore in generale

Il gruppo di Marras che a pag. 116 ci presenta un suo studio, è uno dei più prolifici ed attivi nell'indagare l'effetto della psiche sull'azione biomeccanica del rachide. Quasi stupisce la fantasia di questi ricercatori nel simulare in laboratorio situazioni quotidiane in modo rigoroso per ricavarne dati biomeccanici facilmente interpretabili. Quello che si intuiva indirettamente sulla teoria bio-psico-sociale della lombalgia viene qui sostanziato matematicamente. In questo caso si confrontano con l'impatto della elaborazione mentale complessa, sia essa in termini di qualità o quantità/rapidità: ne risulta nuovamente come il nostro corpo sia un tutt'uno di cui l'apparato motorio (o meglio, in questo caso, neuro-motorio) è totalmente immerso in senso positivo e negativo. Penso infatti che un neurologo potrebbe anche totalmente ribaltare lo studio e valutare l'impatto del movimento sulla capacità di pensiero! Comunque uno studio molto interessante ed educativo per tutti. E non lasciatevi sfuggire lo schema nella prima pagina dell'articolo.

Il dolore è uno dei campi di ricerca più interessanti e stimolanti degli ultimi anni anche per chi si occupa di neurologia e Sistema Nervoso Centrale. E per noi rieducatori della clinica di tutti i giorni ne scaturiscono dati e considerazioni assolutamente interessantissime e che possono in un futuro prossimo cambiare o rafforzare le nostre tecniche terapeutiche. Flor a pag. 120 ci prende per mano e, in tutta la prima parte dell'articolo, ci accompagna in questa esplorazione. Ne viene così fuori che, se volete bene al vostro coniuge, e questo si lamenta di mal di schiena, dovete maltrattarlo: lo aiuterete a guarire. Questo insieme a tante altre curiosità / nozioni, porta poi l'autore ad esemplificazioni finali sul dolore da arto fantasma solo apparentemente meno interessanti per noi.

Il prestigioso British Medical Journal dedica regolarmente interessanti articoli ad argomenti di interesse generale rivisti alla luce delle attuali conoscenze, ma con un taglio eminentemente pratico. Holdcroft a pag. 123 ci guida nel campo del dolore: di grande interesse anche tutti gli schemi illustrativi e le tabelle. Pur essendo molto mirato a quanti si occupano di terapia del dolore, rilevanti sono per tutti noi le considerazioni sulla soggettività della sensazione algica e sui meccanismi che stanno dietro a questa soggettività.

Resnik a pag. 128, articolo ONLINE, presenta una review solo apparentemente didattica, in realtà estremamente pratica ed importante per il rieducatore nella propria pratica professionale quotidiana. Leggete tutti la mezza paginetta introduttiva, per capire il rigore con cui oggi negli USA i fisioterapisti si avvicinano a questi argomenti. Nello studio viene all'inizio rivisto ciò che si deve sapere sulla misurazione e sulle proprietà che questa deve avere per l'applicazione pratica: teoria, ma molto utile. Poi vengono riviste le singole scale. Infine vengono offerte Linee Guida per l'uso quotidiano. In pratica alla fine tutti dovremmo essere in grado di scegliere con cognizione di causa il giusto modo per valutare i pazienti lombalgici. Si tenga comunque presente che anche in Italia si sta rapidamente andando verso una richiesta di dimostrazione dei risultati... In previsione di un possibile "terzo pagante" (non ancora presente di fatto in Italia, ma non da escludere in un futuro neanche troppo remoto), questa eventualità si farà ancora più probabile.

Le pagine verdi: la facilitazione neuromuscolare propriocettiva per il rachide

Questa volta le pagine verdi si esauriscono in un unico lavoro, ma ampio e molto completo. La facilitazione neuromuscolare propriocettiva non ha sicuramente bisogno né di lunga discussione né di presentazione da parte mia. Stalvey a pag. 55 presenta, secondo le modalità ormai classiche da qualche tempo per le nostre pagine verdi, un lavoro bello e completo che, dalle basi scientifiche, alle linee guida cliniche, alla abbondante e riccamente illustrata parte pratica, al caso specifico, alle prospettive pediatriche e geriatriche porta a termine una panoramica esaustiva dell'argomento. Sicuramente molto utile dal punto di vista pratico

A questo punto non mi rimane che augurare a tutti buona lettura e buon 2004 con il GSS !

 

Il Segretario Scientifico
Stefano Negrini


Indice del I fascicolo 2004

  1. La misurazione della cifosi di Scheuermann: implicazioni per il trattamento
    Estratto da: Stotts AK, Smith JT, Santora SD, Roach JW, D'Astous JL. Measurement of Spinal Kyphosis. Implications for the Management of Scheuermann's Kyphosis. Spine 2002:27(19);2143-2146 (Referenze Bibliografiche n. 26).

  2. L'uso pratico della topografia di superficie: il follow-up di pazienti affetti dalla cifosi di Scheuermann
    Estratto da: Weiss HR, Dieckmann J, Gerner HJ. The practical use of surface topography: following up patients with Scheuermann's disease. Spine 2003:6(1);39-45 (Referenze Bibliografice n. 22).

  3. Analisi delle curve sagittali secondo i parametri di Duval-Beaupère
    Estratto da: Legaye J, Duval-Beaupère G, Marty C, Hecquet J. Analyse de la balance sagittale du rachis avec les paramètres de madame Duval-Beaupère. Résonances Européennes du Rachis 2002 :10(33) ;1299-1305 (Referenze Bibliografiche n. 14).

  4. La storia naturale della spondilolisi e della spondilolistesi: una valutazione con un follow-up della durata di 45 anni
    Estratto da: Beutler WJ, Fredrickson BE, Murtland A, Sweeney CA, Grant WD, Baker D. The Natural History of Spondylolysis and Spjdylolisthesis.. 45 Year Follow-up Evaluation. Spine 2003:28(10);1027-1035 (Referenze Bibliografiche n. 26)

  5. L'incidenza del colpo di frusta e l'influenza di diversi fattori sulla guarigione
    Estratto da: Sterner Y, Toolanen G, Gerdle B, Hildingsson C. The Incidence of Whiplash Trauma and the Effects of Different Factors on Recovery. Journal of Spinal Disorders & Techniques 2003:16(2);195-199 (Referenze Bibliografiche n. 26).

  6. La guarigione dal colpo di frusta acuto: il ruolo degli stili di reazione
    Estratto da: Buitenhuis J, Spanjer J, Fidler V. Recovery From Acute Whiplash. The Role of Coping Styles. Spine 2003:28(9);896-901 (Referenze Bibliografiche n. 31).

  7. Capogiri e/o mancanza di stabilità conseguenti al colpo di frusta: caratteri distintivi e legame con l'errore di posizionamento dell'articolazione cervicale
    Estratto da: Treleaven J, Jull G, Sterling M. Dizziness and unstreadiness following whiplash injury: characteristic features and relationschip with cervical joint position error. J Rehabil Med 2003:35;36-43 (Referenze Bibliografiche n. 29).

  8. Il mal di schiena dopo gli incidenti automobilistici: uno studio di gruppo basato sulla popolazione
    Estratto da: Cassidy JD, Carroll L, Côté P, Berglund A, Nygren A. Low Back Pain After Traffic Collisions. A Population-Based Cohort Study. Spine 2003:28(10);1002-1009 (Referenze Bibliografiche n. 41).

  9. Mal di schiena: quale è il decorso a lungo termine? Una rassegna degli studi sulle popolazioni generali di pazienti
    Estratto da: Hestbaek L, Leboeuf-Yde C, Manniche C. Low back pain: what is the long-term corse? A review of studies of general patient populations. Eur Spine J 2003:12;149-165 (Referenze Bibliografiche n. 46).

  10. Il mal di schiena fa parte di un modello di salute generale o è una entità separata e distinta? Una rassegna critica della letteratura inerente la comorbilità con il mal di schiena
    Estratto da: Hestbaek L, Leboeuf-Yde C, Manniche C. Is Low Back Pain Part of a General Health Pattern or Is It a Separate and Distinctive Entity? A Critical Literature Review of Comorbidity With Low Back Pain. Journal of Manipulative and Physiological Therapeutics 2003:26(4);243-252 (Referenze Bibliografiche n. 34).

  11. L'effetto della modifica del movimento e dell'allineamento vertebrali preferiti dal paziente, durante la verifica dei sintomi nei pazienti affetti da mal di schiena: un rapporto preliminare
    Estratto da: Van Dillen LR, Sahrmann SA, Norton BJ, Caldwell CA, McDonnell MK, Bloom N. The Effect of Modifying Patient-Preferred Spinal Movement and Alignment During Symptom Testing in Patients With Low Back Pain: A Preliminary Report. Arch Phys Med Rehabil 2003:84;313-321 (Referenze Bibliografiche n. 24).

  12. Principi generali dei test diagnostici correlati al dolore lombare. Una valutazione critica delle attuali tecniche diagnostiche
    Estratto da: Saal JS. General Principles of Diagnostic Testing as Reladed to Painful Lumbar Spine Disorders. A Critical Appraisal of Current Diagnostic Techniques. Spine 2002:27(22);2538-2545 (Referenze Bibliografiche n. 70).

  13. Prospettiva storica. Le pietre miliari nell'evoluzione della salute posturale del rachide lombare in posizione seduta
    Estratto da: Pynt J, Higgs J, Mackey M. Historical Perspective. Milestones in the Evolution of Lumbar Spinal Postural Heath in Seating. Spine 2002:27(19);2180-2189 (Referenze Bibliografiche n. 86).

  14. Il deficit del riposizionamento lombare in una popolazione specifica con mal di schiena
    Estratto da: O'Sullivan PB, Burnett A, Floyd AN, Gadsdon K, Logiudice J, Miller D, Quirke H. Lumbar Repositioning Deficit in a Specific Low Back Pain Population. Spine 2003:28(10);1074-1079 (Referenze Bibliografiche n. 39).

  15. La correlazione fra i fattori meccanici e l'incidenza del mal di schiena
    Estratto da: Nourbakhsh MR, Arab AM. Relationship Between Mechanical Factors and Incidence of Low Back Pain. Journal of Orthopaedic & Sports Physical Therapy 2002:32(9);447-460 (Referenze Bibliografiche n. 127).

  16. Prevalenza di asimmetrie posturali in persone con e senza lombalgia cronica
    Estratto da: Fann AV. The Prevalence of Postural Asymmetry in People With and Without Chronic Low Back Pain. Arch Phys Med Rehabil 2002:83;1736-1738 (Referenze Bibliografiche n. 24).

  17. Eterometria degli arti inferiori: implicazioni cliniche per la diagnosi e il trattamento
    Estratto da: Brady RJ, Dean JB, Skinner TM, Gross MT. Limb Length Inequality: Clinical Implications for Assessment and Intervention. Journal of Orthopaedic & Sports Physical Therapy 2003:33(5);221-234 (Referenze Bibliografiche n. 58).

  18. Effetto del cammino veloce su persone con lombalgia acuta
    Estratto da: Taylor NF, Evans OM, Goldie PA. The effect of walking faster on people with acute low back pain. Eur Spine J 2003:12;166-172 (Referenze Bibliografiche n. 44).

  19. Impatto dell'elaborazione e stimolazione mentale e del ritmo del lavoro sul carico spinale
    Estratto da: Davis KG, Marras WS, Heaney CA, Waters TR, Gupta P. The Impact of Mental Processing and Pacing on Spine Loading. 2002 Volvo Award in Biomechanics. Spine 2002:27(23);2645-2653 (Referenze Bibliografiche n. 119).

  20. Riorganizzazione corticale e dolore cronico: implicazioni per la riabilitazione
    Estratto da: Flor H. Cortical Reorganisation and Chronic Pain: Implications for Rehabilitation. J Rehabil Med 2003;Suppl. 41;66-72 (Referenze Bibliografiche n. 54).

  21. Il trattamento del dolore
    Estratto da: Holdcroft A, Power I. Management of Pain. BMJ 2003:326;635639 (Referenze Bibliografiche n. 22).
    Tecnica

  1. La facilitazione neuromuscolare propriocettiva
    Estratto da: Stalvey MH. Proprioceptive Neuromuscular Facilitation. In: Therapeutic Exercise. Techniques for Intervention., pp. 145-177, Lippincott Williams & Wilkins, Baltimore, 2001 (Referenze Bibliografiche n. 23)

    Online

  1. Il posizionamento radiografico laterale in posizione eretta non rappresenta l'equilibrio abituale
    Estratto da: Marks MC, Stanford CF, Mahar AT, Newton PO. Standin Lateral Radiographic Positioning Does Not Represent Customary Standing Balance. Spine 2003:28(11);1176-1182 (Referenze Bibliografiche n. 14).

  2. L'anatomia sagittale del sacro nei giovani adulti, nei bambini e nei pazienti affetti da spondilolistesi
    Estratto da: Marty C, Boisaubert B, Descamps H, Montigny JP, Hecqyet J, Legaye J, Duval-Beaupère G. The sagittal anatomy of the sacrum among young adults, infants, and spondylolistesis patients. Eur. Spine J 2002:11;119-125 (Referenze Bibliografiche n. 14).

  3. La lordosi pelvica e l'allineamento nella spondilolistesi
    Estratto da: Jackson RP, Phipps T, Hales C, Suber J. Pelvic Lordosis and Alignment in Spondilolisthesis. Spine 2003:28(2);151-160 (Referenze Bibliografiche n. 12)

  4. La configurazione sagittale del rachide cervicale cambia nelle donne che presentano una sindrome cronica da colpo di frusta? Una valutazione radiografica comparativa eseguita con l'ausilio del computer
    Estratto da: Kristjansson E, Jónsson H. Is the Sagittal Configuration of the Cervical Spine Changed in Women With Chronic Whiplash Sindrome? A Comparative Computer-Assisted Radiographic Assessment. Journal of Manipulative and Physiological Therapeutics 2002:25(9);550-555 (Referenze Bibliografiche n. 49)

  5. Guida alla misurazione dei risultati nei pazienti con mal di schiena
    Estratto da: Resnik L, Dobrzykowski E. Guide to Outcomes Measurement for Patients With Low Back Pain Syndromes. Journal of Orthopaedic & Sports Physical Therapy 2003:33(6);307-316 (Referenze Bibliografiche n. 92).

  6. Le categorie basate sulla compromissione del sistema motorio per il mal di schiena di origine meccanica
    Estratto da: Van Dillen LR, Sahrmann SA, Norton BJ, Caldwell CA, McDonnell MK, Bloom NJ. Movement System Impairment-Based Categories for Low Back Pain: Stage 1 Validation. Journal of Orthopaedic & Sports Physical Therapy 2003:33(3);126-142 (Referenze Bibliografiche n. 36).

  7. L'importanza clinica dei cambiamenti nei punteggi del risultato dopo il trattamento per il mal di schiena cronico
    Estratto da: Hägg O, Fritzell P, Nordwall A. The clinical importance of changes in outcome scorse after treatment for chronic low back pain. Eur Spine J 2003:12;12-20 (Referenze Bibliografiche n. 46).

  8. La fisiologia dell'esercizio clinico: prospettive attuali sulla prescrizione dell'esercizio
    Estratto da: Brown SP, Hash D, Lyons B. Clinical exercixe physiology: current perspectives on exercise prescription. Physical Therapy Review 2001:6;189-214 (Referenze Bibliografiche n. 131).

Il materiale scientifico presentato sul sito è indirizzato agli operatori del settore interessati alle patologie vertebrali. Per i pazienti le informazioni disponibili in queste pagine hanno solo un valore indicativo e non possono sostituire un parere medico.


Gruppo di Studio della Scoliosi
Casella Postale n. 89 - 27029 Vigevano (Pv), Italia
E-mail:gss@gss.it


Copyright © Gruppo di Studio della Scoliosi, 2006.