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Aggiornamento scientifico sulle patologie vertebrali

Editoriale del II fascicolo 2002


Il materiale scientifico presentato sul sito è indirizzato agli operatori del settore interessati alle patologie vertebrali. Per i pazienti le informazioni disponibili in queste pagine hanno solo un valore indicativo e non possono sostituire un parere medico.

I Punti di Vista di Boccardi, Sibilla e Costanzo

Scoliosi: risultati a lungo termine
Scoliosi: e continuiamo a farci (fare ?) del male
Lombalgia e psiche: qualcosa di nuovo e interessante
Lombalgia e sistema di controllo della postura e del movimento
Disco intervertebrale e dintorni
Cervicalgia: dagli esami, ai sintomi correlati, alla rieducazione
Editoriali
Pagine verdi: riabilitazione per il rachide cervicale, in caso di stenosi lombare e di osteoporosi
Indice

Superiamo la metà del nostro "Anno Sociale" con il secondo dei tre fascicoli del 2002. Quest'anno, infatti, come più volte ricordato, mantenendo inalterato il numero di pagine stampate (innalzandolo in realtà se consideriamo la corposa realtà On-Line che interessa un numero vieppiù elevato di Soci) ed incrementando quindi i riassunti dalla letteratura, abbiamo ridotto gli invii per posta ai fini di contenere le spese che ogni anno si fanno sempre più corpose. Procede inoltre l'esperimento del GSS-ECM, che in realtà rimane in attesa delle indicazioni ministeriali (che dovevano arrivare entro giugno, ma che sembra attenderanno ancora per qualche mese) per diventare definitivamente operativo e soprattutto completamente utile per tutti i nostri Soci che ne hanno bisogno. Appena possibile vi faremo sapere.

Scoliosi: risultati a lungo termine

E' sempre piacevole presentare nei nostri fascicoli il lavoro scientifico di un gruppo italiano, soprattutto perché sono così rari. In questo caso il piacere viene moltiplicato dal fatto che si tratta di un gruppo di giovani che si occupano di valutazione della Qualità della Vita e di Evidence Based Medicine riconosciuto anche a livello internazionale. Padua a pag. 143 si occupa qui di scoliosi 15 anni dopo l'intervento di Harrington, indagando i risultati proprio in termini di Qualità della Vita con uno strumento valido, confrontato con i dati della popolazione italiana di riferimento. I risultati sono simili, con l'eccezione delle scale per la salute mentale (maggiore negli scoliotici) e per la funzione fisica (ridotta negli scoliotici). Come questo dato evidenzia, e sottolineano gli autori stessi, questi risultati andrebbero confermati in una popolazione più rappresentativa; peraltro chi ha un angolo di Cobb peggiore prima (ma non dopo) l'intervento e chi ha una zona artrodesizzata più ampia sta peggio, e questo è sicuramente molto ragionevole. Manca inoltre secondo noi un gruppo di controllo essenziale, costituito da pazienti scoliotici confrontabili trattati con i corsetti. Di certo però i risultati sono in sé confortanti e, nonostante i limiti più volti elencati per il trattamento secondo Harrington, di certo non si può trascurarne il valore a distanza di 15 anni.

Prima di passare a commentare i tre studi di Danielsson e Nachemson che seguono, sottolineo a tutti la necessità, per non dire il dovere di andare a leggere lo splendido PdV di Sibilla a pag. 156, che considera insieme questi tre contributi e ne trae magistralmente un commento da par suo. A noi spetta quindi solo di chiosare brevemente ogni singolo studio, non senza aver precisato un aspetto fondamentale: i soggetti che erano stati corsettati 20 anni fa avevano circa 20 gradi in meno di scoliosi rispetto agli operati. Questo ovviamente influisce sui risultati finali. Ma allora, questa storia della gravidanza e scoliosi: come la mettiamo ? Leggete a pag. 145 e vedrete che il terrorismo (per usare le parole, sia pure pesanti, per il loro giusto valore) praticato purtroppo ancora da troppi colleghi non ha ragion d'essere. Nessuna differenza tra scoliotiche e normali, soprattutto in termini di peggioramento. Per il resto pensiamo che la differenza statisticamente significativa tra ortesizzati e operati a 20 anni di distanza rispetto ai parti con ausilio di ventose (di più in chi ha il rachide fissato), sia comunque importante e da non sottovalutare come tendono a fare gli autori. A pag. 147 gli autori si preoccupano di verificare i risultati radiografici in operati e corsettati a 20 anni di distanza. I risultati sembrano portare acqua al mulino chirurgico, soprattutto per i 5 peggiorati di oltre 20° nel gruppo corsetto. Per noi però non è così: questi 5 infatti fanno il paio con i 15 che hanno avuto problemi a causa dell'intervento (3 pseudo-artrosi, 4 sindromi del dorso piatto e 8 rioperati). Considerando questi dati: meglio la chirurgia o il trattamento ortopedico ? A voi l'ardua sentenza. Inoltre ci pare un po' debole l'argomento dell'estetica proposto dagli autori per decidere se operarsi o meno: l'estetica veniva corretta solo nell'intervento di Harrington qui considerato proprio perché veniva seguito da mesi di gesso; con gli interventi attuali, che hanno il grosso vantaggio di non richiedere di ingessare, non c'è più un miglioramento così marcato - a meno che si aggiungano procedure sviluppate appositamente - che invece viene garantito dalle ortesi. Infine a pag. 152, sulla falsariga di Padua, i nostri si occupano di Qualità della Vita e, rispetto al gruppo romano, con i controlli ortesici che mancavano in precedenza. Anche qui i risultati sono egregi, con qualche maggior beneficio per gli operati rispetto ai trattati con corsetto. Accanto alle considerazioni di Sibilla, ci sembra importante sottolineare che conta molto in questo caso anche l'approccio di chi ha proposto l'intervento o il corsetto, il modo in cui i pazienti sono stati seguiti, cosa è stato loro proibito e cosa concesso. Trent'anni fa, con un corsetto, la vita era fortemente limitata per tanti anni, mentre più limitato era questo periodo se si veniva operati. Quindi questo fattore può avere un ruolo. Certamente però lo studio ci pone inevitabilmente alcune questioni che non si possono aggirare: preoccupiamoci della Qualità della Vita dei nostri pazienti. Sempre.

Scoliosi: e continuiamo a farci (fare ?) del male

Il gruppo irlandese di Goldberg è noto in tutta la comunità scientifica per la sua accesa avversione per i corsetti ortopedici ed era per questo stato contattato da Nachemson per verificare in cieco tutti i dati del suo storico studio sponsorizzato dalla Scoliosis Research Society sull'efficacia delle ortesi, che tra l'altro in questo articolo gli autori criticano. L'esempio che loro ci portano a pag. 157, e che noi pubblichiamo volentieri proprio per questo, è di una sana e chiara partigianeria, che porta a produrre uno studio senza grossi fondamenti. E stupisce fortemente che una rivista seria come Spine lo pubblichi: ma si sa, tante volte conta di più essere amico dei reviewer (soprattutto se questi la pensano come te e fanno parte del medesimo partito pro-chirurgia, che purtroppo sembra dominare all'interno di quella redazione quando si parla di scoliosi) che aver fatto un lavoro francamente poco serio. Infatti tale si può definire questo studio che mette a confronto popolazioni diverse, studiate per motivi diversi, in contesti diversi, trattati da chirurghi diversi, che soggettivamente giudicano diversamente quando operare e quando no; proprio la scelta soggettiva se operare o meno, effettuata soggettivamente da soggetti diversi sarebbe quella che dimostra che usare i corsetti non produce risultati utili: quanta (s)oggettività ! Mi limito a questo, perché il PdV che ci offre il Prof. Costanzo a pag. 161, che consolida con questo una collaborazione di lunga data con il GSS, illumina chiaramente una serie di altri aspetti: lascio quindi a lui la parola.

Lombalgia e psiche: qualcosa di nuovo e interessante

Non è così comune come si creda uno studio prospettico che analizzi i fattori di rischio della lombalgia per verificare quale di essi sia correlato all'insorgenza del dolore. Questo l'elemento saliente del contributo di Stevenson a pag. 162, che sfata con una certa decisione l'assoluta convinzione odierna che solo la psiche conti nell'origine della lombalgia in ambiente lavorativo. In questo caso sono stati studiati lavoratori che sollevano più di 5.000 kg. a turno di lavoro, e sono risultati significativi per l'insorgenza del dolore: l'età, fattori fisici (accelerazione all'estensione dorsale, resistenza degli estensori, forza e resistenza dei quadricipiti) e fattori psicologici (auto-valutazione della forma fisica, avere un confidente sul lavoro). Contrariamente alla maggior parte dei dati in letteratura, invece, non è risultato significativo l'aver avuto in precedenza lombalgia, ma questo può dipendere dal disegno dello studio, che escludeva soggetti che avessero avuto dolore nei due anni precedenti, e si sa che a questo punto la probabilità di avere un nuovo episodio diventa sovrapponibile a quella di chi non ha mai avuto dolori (si può dire anche: la convalescenza da lombalgia dura due anni). Un'altra sottolineatura è infine doverosa: qui si parla solo di nuovi episodi di lombalgia e non di lombalgia cronica, che sarebbe un criterio finale molto più significativo. Per questo ci sarebbero però voluti numeri di soggetti studiati superiori almeno di 10 volte.

Che bello il lavoro di Marras a pag. 165 ! Elegante. Spiritoso. Intelligente. Non per niente ha vinto il premio come miglior presentazione orale al Convegno dell'International Society for the Study of the Lumbar Spine ad Adelaide nel 2000 (scalzando la presentazione italiana sul problema degli zainetti scolastici che era in corsa per il premio). Ecco come rivedere da un punto di vista diverso ed interessante, con intelligenza e, perché no, un po' di umorismo, un problema apparentemente pluri-indagato come quello del rapporto tra psicologia ed insorgenza di lombalgia, passando attraverso un po' di sano meccanicismo perché, alla fine, comunque la lombalgia DEVE avere un'origine meccanica. A proposito di umorismo, leggetevi la Tabella 2 e pensate di essere dalla parte dei poveri soggetti sottoposti al test, quando venivano trattati in uno di questi due modi. La cosa interessante è che, in base a come venivano trattati, i soggetti avevano prestazioni meccaniche completamente diverse, e la quantità e qualità del movimento risultavano nettamente cambiate. Ecco quindi, finalmente, come l'autore stesso l'ha chiamata, una "via biomeccanica al carico spinale associata allo stress psico-sociale". Chiaro comunque che qui si studia una risposta a breve termine, che nulla ha a che fare con il dolore cronico (anche se potrebbe esserci una relazione); interessante però anche come diversi tipi di personalità abbiano risposto in modo diverso agli stimoli psichici. Mi raccomando: leggetelo e rifletteteci sopra. Lo merita.

Depressione e lombalgia. Tema di lungo corso che Rush a pag. 170 (ECM/GSS) rivede con ampia dovizia di particolari e soprattutto con una completezza di revisione della letteratura che merita la nostra attenzione. Il punto di vista è infatti psichiatrico, quindi l'angolatura leggermente diversa, e le considerazioni che ne emergono, sia pure ovviamente non diverse da quelle che un esperto di colonna potrebbe trarre, sono indubbiamente interessanti. Quindi, un buon inquadramento generale utile per un corretto trattamento dei pazienti cronici. Il problema viene ben identificato nelle sue dimensioni e nella possibilità di trattamento. Importante la segnalazione della possibile utilità di un deciso e prolungato trattamento farmacologico adeguato, anche se le misure di sostegno soprattutto cognitive non vanno sottovalutate.

Lombalgia e sistema di controllo della postura e del movimento

Lungo e polemico, ma comunque completo pur essendo un po' parziale, il lavoro di Harrison, abstract a pag. 261, articolo ONLINE, sulla postura vertebrale normale. Si tratta di uno studio nato in contrapposizione ad un precedente articolo sulla medesima rivista da parte di un altro gruppo di chiropratici, che negavano l'importanza della postura tra i fattori che contribuiscono all'insorgenza della lombalgia. In realtà oggi i dati in letteratura sono francamente contraddittori e sostenere con assoluta certezza, come gli autori di questo contributo fanno, che esiste una relazione tra una biomeccanica alterata ed il danno conseguente, non è condivisibile; anche perché sappiamo come la precisione anatomica in termini di simmetria non sia dell'essere umano, che piuttosto trova nei compensi a mille anomalie anatomiche ed asimmetrie il proprio equilibrio: in pratica, stabilità derivante dall'instabilità di ogni singolo componente. D'altra parte il sistema essere umano non è diverso da un qualunque altro sistema complesso in natura. Peraltro in questo lavoro ritroviamo alcune interessanti considerazioni, in particolare quando si rivede la ripetibilità delle radiografie o i dati normativi di lordosi e cifosi, mentre non condividiamo assolutamente le considerazioni sviluppate circa la presenza di una rettilineizzazione cervicale alla radiografia laterale o quelle sulla riproducibilità della postura.

Con Jackson a pag. 175 affrontiamo un argomento solo apparentemente iperspecialistico, condotto con uno studio sugli animali: infatti la documentazione qui proposta di una risposta EMG alterata dopo soli venti minuti di flessione lombare, con un recupero che non avviene nemmeno dopo 7 ore di riposo, può essere cruciale per spiegare la "delicatezza" della colonna vertebrale sottoposta a questa postura, spesso in modo ripetitivo, nelle attività della vita quotidiana. Certamente questo studio necessita di conferme sull'uomo, dove le posture in flessione anteriore sono certamente più comuni che nei gatti, e dove quindi la risposta può essere anche radicalmente diversa; ma il dato rimane.

Assumere un rapporto tra segmenti corporei (postura) è una delle capacità neuromotrie umane più importanti in quanto consente di ripetere compiti abituali con un certo grado di affidabilità. Da anni si sa che questa capacità, denominata cinestesia, è in difficoltà in caso di lombalgia. Il lavoro di Newcomer a pag. 178 approfondisce questi aspetti, con un elemento interessante: i lombalgici peggiorano rispetto ai soggetti di controllo in flessione, mentre migliorano in estensione. Come gli autori stessi sottolineano questo risultato è inaspettato, ma può trovare una giustificazione soprattutto quando si pensi che in realtà la funzione viene svolta soprattutto in flessione (e questa risulta diminuita), mentre in estensione spesso vi sono dolori più marcati e questo, in un certo senso, può aiutare a riposizionarsi. Comunque rimane questa via finale comune del sistema neuromotorio come elemento determinante della lombalgia: le considerazioni finali circa la necessità o meno di rivolgersi a questi aspetti impostando un trattamento del paziente sono fondamentali, in quanto dati scientifici precisi mancano, anche se la ragionevolezza ci conduce chiaramente in questa direzione (e noi lo sosteniamo).

Un passo oltre nella disfunzione dei movimenti che possono essere patogenetici per la lombalgia ci deriva dall'interessante contributo di Radebold a pag. 181, che indaga con stabilometria il controllo del tronco in postura seduta. La disfunzione propriocettiva precedentemente rivista condiziona secondo questo studio una risposta ai carichi inadeguata: la correlazione rilevata tra i due fenomeni è sicuramente rilevante sia dal punto di vista statistico che clinico. Diventa quindi inevitabile, da un certo punto di vista, concentrare anche su questi aspetti la riabilitazione. Non secondario è poi sottolineare come un recupero della propriocezione del tronco debba necessariamente focalizzare sul tronco le attenzioni del riabilitatore: quindi, piani instabili sì, ma non solo sotto i piedi, come in genere si fa, ma pure sotto gli ischi, come qui proposto. Anche perché in questo modo si può sensibilizzare la propriocezione in postura corretta rispetto a quella che forse è l'attività quotidiana più prolungata per la maggior parte delle persone.

Disco intervertebrale e dintorni

Il passaggio tra queste due sezioni del nostro fascicolo è segnato da un lavoro a metà strada tra le due, che indaga proprio alterazioni del controllo neuromotorio del rachide in soggetti con ernia (Leinonen a pag. 184). Questo studio, che sottolinea la fondamentale importanza di quel meccanismo spesso trascurato che è l'anticipazione, su cui di fatto si basa anche molta della riabilitazione del rachide, è molto interessante e si correla molto bene con i due lavori precedenti. E' un'ulteriore valutazione fisiopatologica dei disturbi vertebrali, un ulteriore tassello di un mosaico complesso in cui mancano comunque ancora molte tessere.

Oramai da anni si sa che gli esami per immagini non sono predittivi rispetto alla presenza reale di un'ernia, in quanto un quarto circa dei soggetti le hanno sia alla TAC che alla Risonanza Magnetica pur senza avere sintomi di sorta. Questo, insieme al dato della storia naturale dell'ernia, che tende spontaneamente a riassorbirsi, ha portato a modificare radicalmente l'approccio a questa patologia, con una assoluta (e sana) predominanza oramai dell'esame clinico su qualunque altro approccio. Lo studio di Borenstein a pag. 187 propone una rivalutazione a 7 anni di distanza dell'evoluzione delle immagini anomale comparse in soggetti normali nel loro primo studio che aveva reso la gloria di un Volvo Award. Il dato non cambia: non ci sono correlazioni con le immagini. Aumenta solo la frequenza di anormalità, ma questo non è strano con il passare degli anni (invecchiamento) dei soggetti in studio. Di certo una precisazione è utile. E' vero che la RM non è stata predittiva in termini assoluti, ma questo sembra più determinato dal fatto che chi non aveva riscontri oggettivi nel 1989 in seguito ha in qualche caso sviluppato una condizione clinica evidente. E' però anche vero che in 5 pazienti su 6 con ernia o prolasso discale asintomatico è comparso in seguito un dolore lombare o irradiato (e che c'era comunque un dolore in soggetti con ernia: non significativo solo per il piccolo numero di questo sottogruppo). Inoltre il rischio relativo con dati di Risonanza Magnetica in evoluzione peggiorativa era di 3,5: vale a dire, in presenza di anomalie di Risonanza, soprattutto se peggiorate al secondo controllo, anche se il paziente è asintomatico non si può restare completamente inerti, ma si deve proporre una sana prevenzione.

Fa il paio con il precedente lo studio di Karppinen a pag. 218 che dimostrano l'assenza di correlazione tra la quantificazione oggettiva dell'erniazione discale alla Risonanza Magnetica e la sintomatologia soggettiva riferita dal paziente; la correlazione compariva quando invece si considerava un segno oggettivo di impingement come la riduzione dell'escursione articolare al test di sollevamento della gamba tesa. Veramente poco c'è da commentare su questo dato, rispetto a quanto propone anche Luria nel PdV a pag. 220: di certo, per curare il dolore del paziente non ci possiamo rivolgere al solo fenomeno fisiopatologico sottostante. Chiosando e sintetizzando: a dato oggettivo cura oggettiva; a dato soggettivo cura soggettiva; al paziente, insieme di oggettivo e soggettivo, entrambe le cure.

Riandiamo su ONLINE con gli oramai noti Dolan e Adams, abstract a pag. 261, che rivedono con efficacia ed ampia dovizia di particolari la biomeccanica del mai completamente compreso disco intervertebrale, questa struttura unica del nostro corpo (non ne esiste uguale), che rende probabilmente ragione di molte delle caratteristiche delle rachialgie. In realtà i nostri Soci di lungo corso non troveranno qui notizie particolarmente fresche o nuove, ma il lavoro ha il pregio della sintesi e della completezza, caratteristica che gli è valsa l'inclusione nell'ECM/GSS.

Chi ha mai pensato ad un antibiotico per curare il mal di schiena ? (Per lo meno tra gli addetti ai lavori, perché ricordo in passato un paziente che mi riferì che, se il dolore non gli passava con l'Aspirina, lui risolveva tutto con il Bactrim !!!) Ebbene l'interessantissimo ed innovativo lavoro di Stirling, abstract a pag. 261, articolo ONLINE, che non per niente ha trovato spazio addirittura su The Lancet, apre la strada a questa possibilità. D'altra parte in passato si sarebbe detto la stessa cosa anche per l'ulcera gastroduodenale, dove le oramai non più così recenti scoperte sull'Helicobacter Pilori hanno portato ad una rivoluzione dell'approccio. Quindi, non uno studio immediatamente utile, ma un'ipotesi affascinante per il futuro.

Prima di lasciare il doveroso annuale spazio per il collo, concludiamo questa sezione con la rieducazione funzionale, tramite una interessante e completa revisione di Margareta Nordin (pag. 221 - ECM/GSS). L'autrice, forte della sua più che trentennale esperienza e dei suoi essenziali contributi scientifici nel settore, ci presenta qui una revisione completa, attendibile e documentata sull'argomento, considerato dal punto di vista di chi approccia il lavoratore lombalgico, quindi il paziente a più alta disabilità e di più elevata importanza socio-economica. Interessante.

Cervicalgia: dagli esami, ai sintomi correlati, alla rieducazione

Torniamo, dopo il lavoro sulla postura di Harrison a pag. 261, a parlare di radiografie cervicali, studiate qui da Gore a pag. 225 come elemento predittivo, in caso di alterazioni degenerative in soggetti asintomatici, per eventuali futuri problemi cervicali. Interessante come il rischio relativo incrementi di 4 volte in caso di degenerazione di C6-C7. Quindi, e torniamo ad un commento già fatto a proposito dello studio a distanza di tempo in soggetti asintomatici con anomalie in Risonanza Magnetica di Borenstein a pag. 187, non si possono trascurare variazioni degenerative che sono predittive per futuri problemi: si deve già impostare la prevenzione.

I problemi del collo sono identici a quelli del rachide lombare ? La patogenesi è identica ? Quindi la terapia può essere la stessa ? Questi problemi assillano molti di noi quando pensano al rachide cervicale, laddove esiste molta meno ricerca rispetto al rachide lombare, e laddove si tendono ad applicare gli stessi principi che dal tratto basso della colonna derivano. A questo cerca di rispondere in parte il lavoro di George a pag. 227, che in particolare si chiede: le problematiche psicologiche sono le stesse per i pazienti affetti da dolori lombari e cervicali ? La risposta è in questo caso: no, non è così. Il comportamento di evitamento per paura è meno rilevante nei cervicalgici: quindi, alcuni meccanismi psicosociali non si possono trasferire acriticamente dal rachide lombare a quello cervicale, che certamente non è una semplice "appendice povera" del primo, come sembra essere trattato oggi dalla ricerca e dalla clinica.

Accomuniamo in un unico commento tre lavori di grosso rilievo pratico, inclusi tutti e tre nel GSS/ECM: Nicholson a pag. 230 si occupa della cefalea cervicogenetica, Wrisley, abstract a pag. 261,m articolo ONLINE, delle vertigini di origine cervicale e Wainner a pag. 238 della radicolopatia cervicale. I tre lavori sono stati proposti sullo stesso fascicolo del Journal of Orthopaedics & Sports Physical Therapy, la rivista dei fisioterapisti di interesse ortopedico americani, che ha dedicato un numero monografico ai problemi del rachide cervicale. Si tratta di tre sintesi complete che passano dagli aspetti diagnostici, secondo l'interesse riabilitativo, quindi di esclusione di patologie diverse, a quello terapeutico, sino a giungere ad esempi pratici di trattamento o addirittura veri e propri casi clinici. Sono lavori completi e ben documentati, in cui gran parte delle proposte risultano condivisibili, e soprattutto affrontano aspetti del tutto particolari, ma molto comuni nella vita professionale quotidiana. Da leggere e studiare, ovviamente con un giusto spirito critico.

Il prestigioso BMJ ha pubblicato nel 2001, con un commento-editoriale-PdV di Cummings a pag. 252, il lavoro di Irnich (pag. 250) che affronta un argomento difficile come quello dell'agopuntura. Proprio per questo probabilmente ha trovato spazio in questa rivista, perché in realtà risulta difficile comprendere come mai la procedura "placebo" abbia avuto miglior risultato del massaggio. Stranamente in tutto il lavoro non sono riportati i valori di base del dolore ed altre caratteristiche simili (dolore alla palpazione, mobilità, frequenza del dolore, etc.) nei vari gruppi per accertarsi che fossero omogenei sotto questo punto di vista. Inoltre difficile è concordare con le conclusioni, in quanto l'agopuntura ha avuto effetto pari a quello di un "placebo", che è risultato migliore del massaggio. Il commento di Cummings poi riporta l'importanza di approfondire la ricerca sull'agopuntura, per superare le attuali difficoltà di conoscenza.

Con Bronfort a pag. 253 possiamo affermare che, se anche a breve termine un trattamento di sola manipolazione e di manipolazione più esercizi ha risultati sovrapponibili, sul lungo periodo (1 anno) spicca il vantaggio della cinesiterapia che, sia da sola che sommata alle manipolazioni, produce un miglior risultato. Quindi le maggiori spese del trattamento con esercizio si giustificano proprio alla luce della maggiore efficacia preventiva, mentre la manipolazione è più valida per un sollievo immediato a breve termine. Quindi, applicare la terapia giusta in base alle necessità del singolo paziente: ma visto che la prevenzione delle ricadute non può essere elusa quando si considerano queste patologie, anche degli esercizi non si può fare a meno. Il PdV di Swenson a pag. 225 è veramente metodologicamente molto valido e sottolinea in particolare come l'assenza di placebo non consenta di concludere sull'efficacia in assoluto dei trattamenti, ma solo in relativo al confronto tra loro. Ma questo non cambia il commento di fondo.

Anche in questo numero abbiamo la possibilità di rivedere un lavoro della Cochrane Collaboration, ad opera di Karjalainen a pag. 257 (GSS/ECM), che sottolinea la totale assenza di letteratura per quanto riguarda il rachide cervicale su un argomento come quello della riabilitazione psicosociale per cervicalgia, per il quale abbonda invece la letteratura sulla lombalgia. D'altra parte, con George in precedenza ci eravamo chiesti se esistano reali problematiche psicosociali, quindi se valga la pena affrontare un trattamento così dispendioso da vari punti di vista. Quindi, un argomento che necessita di molti più approfondimenti in futuro. Nel suo solito, notevole PdV, Boccardi a pag. 260 commenta quest'ultimo lavoro insieme a quello di Irnich. Caro Silvano, come si può non condividere i tuoi dubbi sulla sindrome miofasciale, accompagnandoli a quelli sulla fibromialgia ?.

Editoriali

Non sono certamente lavori esaustivi: si tratta più che altro di una serie di editoriali di diversi autori pubblicati sull'American Journal of Physical Medicine & Rehabilitation e Manual Therapy, che proponiamo a pag. 261, nella sezione ONLINE. Come tutte le pillole offrono in estrema sintesi alcuni flash, a volte sarcastici o sferzanti, che nella loro causticità possono anche colpire più di un ragionamento completo. Argomenti: le protrusioni discali, la specializzazione riabilitativa, la disperata ricerca di curare il sintomo più che di riabilitare, la capacità di ascoltare. Possono essere una lettura interessante per molti.

Pagine verdi: riabilitazione per il rachide cervicale, in caso di stenosi lombare e di osteoporosi

Continua e si conclude in questo Fascicolo il bel contributo di Liebenson a pag. 189 sulla riabilitazione attiva per i problemi del rachide. Le basi di partenza dell'autore sono chiropratiche, ma intese all'americana, dove la chiropratica è di fatto il ramo che si occupa, insieme ad alcuni fisioterapisti, della riabilitazione ortopedica. E risalta, in questo lavoro, che analizza tra gli altri cefalea di origine cervicale, cervicobrachialgia, colpo di frusta e vertigini, la coerenza scientifica dell'approccio che, partendo da ipotesi ragionevoli, sviluppa proposte terapeutiche in gran parte condivisibili.

Bodack affronta invece a pag. 200 un problema francamente spinoso: la riabilitazione dei pazienti affetti da stenosi spinale lombare. Dopo aver proposto una rapida revisione della patologia, l'autore si addentra in una proposta di esercizio che in gran parte condividiamo, anche se l'approccio è quello sostanzialmente meccanicistico, per cui se si stira un muscolo quello poi dovrebbe restare per magia allungato, mentre l'altro rafforzato dovrebbe risultare accorciato. In realtà secondo noi i meccanismi neurofisiologici di controllo fine del movimento sono ben più complessi e, se questi esercizi possono essere considerati una base di partenza fondamentale, non ci si può limitare a questo.

Finalmente a pag. 206 Bennel propone in letteratura internazionale un lavoro valido e completo sulla riabilitazione nell'osteoporosi. Infatti, dopo aver rivisto gli elementi teorici importanti per il paziente (incremento della massa ossea e prevenzione della caduta), vengono indicati coerentemente i momenti in cui applicare queste tecniche riabilitativo/preventivo/terapeutiche, definendo delle soglie e delle indicazioni coerenti e logiche. Interessanti anche alcuni suggerimenti valutativi, francamente originali ed utilizzabili.

Vi auguro buona lettura e buona ripresa del lavoro dopo la pausa estiva, non prima di aver ricordato a tutti di non perdersi il solito, indispensabile e stimato contributo che Carlo Trevisan ci presenta a pag. 263.

Buona lettura.

Il Segretario Scientifico
Stefano Negrini


Indice del II fascicolo 2002

  1. I risultati dei pazienti dopo la strumentazione di Harrington per la scoliosi idiopatica. Una valutazione da 15 a 28 anni
    Estratto da: Padua R, Padua S, Aulisa L, Ceccarelli E, Padua L, Romanini E, Zanoli G, Campi A. Patient Outcomes After Harrigton Instrumentation for Idiopathic Scoliosis. A 15- to 28-Year Evaluation. Spine 2001:26(11);1268-73 (Referenze Bibliografiche n. 35).

  2. Gravidanza, progressione della curva e funzione sessuale nelle donne, 22 anni dopo il trattamento per la scoliosi idiopatica dell'adolescenza. Uno studio di controllo sui casi
    Estratto da: Danielsson AJ, Nachemson AL. Childbearing, Curve Progression, and Sexual Function in Women 22 Year After Treatment for Adolescent Idiopathic Scoliosis. A Case-Control Study. Spine 2110: 26(13);1449-56 (Referenze Bibliografiche n. 36).

  3. I riscontri radiologici e l'evoluzione della curva 22 anni dopo un trattamento per la scoliosi idiopatica dell'adolescenza. Confronto del trattamento ortesico e chirurgico con un gruppo di controllo di soggetti senza scoliosi
    Estratto da: Danielsson AJ, Nachemson AL. Radiologic Findings and Curve Progression 22 Years After Treatment for Adolescent Idiopathic Scoliosis. Spine 2001: 26(5); 516-25 (Referenze Bibliografiche n. 49). Punto di Vista: P Sibilla

  4. La scoliosi idiopatica dell'adolescenza. L'effetto del trattamento con il corsetto sull'incidenza degli interventi chirurgici
    Estratto da: Goldberg CJ, Moore DP, Fogarty EE, Dowling FE. Adolescent Idiopathic Scoliosis. The Effect of Brace Treatment on the incidence of Surgery. Spine 2001:26(1);42-7 (Referenze Bibliografiche n. 36). Punto di vista: G. Costanzo

  5. Uno studio longitudinale sullo sviluppo del mal di schiena in una popolazione industriale
    Estratto da: Stevenson JM, Weber CL, Smith T, Dumas GA, Albert WJ. A Longitudinal Study fo the Development of Low Back Pain in an Industrial Population. Spine 2001:26(12);1370-7 (Referenze Bibliografiche n. 82).

  6. L'influenza di stress psico-sociale, sesso e personalità sul carico meccanico del rachide lombare
    Estratto da: Marras WS, Davis KG, Heaney CA, Maronitis AB, Allread G. The Influence of Psychosocial Stress, Gende, and Personality on Mechanical Loading of the Lumbar Spine. Spine 2000:25(23);3045-54 (Referenze Bibliografiche n. 96).

  7. Depressione e mal di schiena cronico. Stabilire le priorità nel trattamento
    Estratto da: Rush AJ, Polatin P, Gatchel RJ. Depression and Chronic Low Back Pain. Establishing Priorities in Treatment. Spine 2000:25(20);2566-71 (Referenze Bibliografiche n. 22).

  8. EMG del multifido e ripristino di tensione-rilassamento dopo una flessione lombare statica e prolungata
    Estratto da: Jackson M, Solomonow M, Zhou B, Baratta RV, Harris M. Multifidus EMG and Tensio-Relaxation Recovery After Prolonged Static Lumbar Flexion. Spine 2001:26(7);715-23 (Referenze Bibliografiche n. 39).

  9. La propriocezione nei pazienti affetti da mal di schiena, comparati con soggetti di controllo
    Estratto da: Newcomer KL, Laskowski ER, YuB, Johnson JC, An KN. Differences in Repositioning Error Among Patients With Low Back Pain Compared With Control Subjects. Spine 2000:25(19);2488-93 (Referenze Bibliografiche n. 43).

  10. Il deficit di controllo posturale del rachide lombare è associato a tempi di reazione muscolare ritardati nei pazienti con lombalgia idiopatica cronica
    Estratto da: Radebold A, Cholewicki J, Polzhofer GK, Greene HS. Impaired Potural Control of Lumbar Spine Is Associated With Delayed Muscle Response Time in Patients With Chronic Idiopathic Low Back Pain. Spine 2001:26(7);724-30 (Referenze Bibliografiche n. 30)

  11. Il mal di schiena legato all'ernia del disco compromette il controllo anticipato dei muscoli paraspinali
    Estratto da: Leinonen V, Kankaanpää M, Luukkonen M, Hänninen O, Airaksinen O, Taimela S. Disc Herniation-Related Back Pain Impairs Feed-Forward Control of Paraspinal Muscles. Spine 2001;26:E367-72 (Referenze Bibliografiche n. 33)

  12. Il valore della risonanza magnetica del rachide lombare per predire il mal di schiena nei soggetti asintomatici. Uno studio con un follow-up di 7 anni
    Estratto da: Borenstein DG, O'Mara JW, Boden SD, Lauermann WC, Jacobson A, Platenberg C, Schellinger D, Wiesel SW. The Value of Magnetic Resonance Imaging of the Lumbar Spine to Predict Low-Back Pain in Asymptomatic Subjects. The Journal of Bone and Joint Surgery 2001:83-A(9);1306-11 (Referenze Bibliografiche n. 10)

  13. La severità dei sintomi e dei segni in relazione ai riscontri della risonanza magnetica fra i pazienti con sciatica
    Estratto da: Karppinen J, Malmivaara A, Tervonen O, Pääkkö E, Kurunlahti M, Syrjälä P, Vasari P, Vanharanta H. Severity of Symptoms and Signs in Relation to Magnetic resonance Imaging Findings Among Sciatic Patients. Spine 2001:26:E149-E154 (Referenze Bibliografiche n. 29) Punto di vista: JD Lurie

  14. Recupero funzionale e ricondizionamento muscolare
    Estratto da: Nordin M. Restauration fonctionnelle et reconditionnement musculaire. Revue de Médicine Vertébrale 2001:3;4-9 (Referenze Bibliografiche n. 60).

  15. Riscontri radiografici nel rachide cervicale di individui asintomatici. Un follow-up della durata di 10 anni
    Estratto da: Gore DR. Roentgenographic Findings in the Cervical Spine in Asymptomatic Persons. A Ten-Year Follow-up. Spine 2001:26(22);2463-6 (Referenze Bibliografiche n. 6)

  16. Un confronto di comportamenti dettati dalla pura nei pazienti con dolore al rachide lombare e cervicale
    Estratto da: George SZ, Fritz JM, Erhard RE. A Comparison of Fear-Avoidance Beliefs in Patients With Lumbar Spine Pain and Cervical Spine Pain. Spine 2001:26(19);2139-45 (Referenze Bibliografiche n. 31)

  17. La diagnosi e il trattamento conservativo della radicolopatia cervicale
    Estratto da: Wainner MRS, Gill LH. Diagnosis and Nonoperative Management of Cervical Radiculopathy. Journal of Orthopaedic & Sports Physical Therapy 2000:30(12);728-44 (Referenze Bibliografiche n. 166).

  18. Un esperimento randomizzato sull'agopuntura, comparata con il massaggio convenzionale e con l'agopuntura laser "simulata" per il trattamento del dolore cronico al collo
    Estratto da: Irnich D, Behrens N, Molzen H, König A, Gleditsch J, Krauss M, Natalis M, Senn E, Beyer A, Schöps P. Randomized trial of acupunture compared with conventional massage and "sham" laser acupunture for treatment of chronic neck pain. BMJ 2001:322;1574-8 (Referenze Bibliografiche n. 23) Commento: controlli per l'agopuntura - potremo finalmente vederci chiaro? M Cummings

  19. Studio clinico randomizzato sull'esercizio e sulla manipolazione vertebrale per i pazienti con un dolore cronico al collo
    Estratto da: Bronfort G, Evans R, Nelson B, Aker PD, Goldsmith CH, Vernon H. A Randomized Clinical Trial of Exercise and Spinal Manipulation for Patients With Chronic Neck Pain. Spine 2001:26(7);788-99 (Referenze Bibliografiche n. 37). Punto di Vista: RS Swenson

  20. Un confronto di comportamenti dettati dalla pura nei pazienti con dolore al rachide lombare e cervicale
    Estratto da: George SZ, Fritz JM, Erhard RE. A Comparison of Fear-Avoidance Beliefs in Patients With Lumbar Spine Pain and Cervical Spine Pain. Spine 2001:26(19);2139-45 (Referenze Bibliografiche n. 31)

  21. La riabilitazione biopsicosociale multidisciplinare per il dolore al collo e alla spalla fra gli adulti in età lavorativa. Una rassegna sistematica all'interno della struttura del Cochrane Collaboration Back Review Group
    Estratto da: Karjalainen K, Malmivaara A, van Tulder M, Roine R, Jauhiainen M, Hurri H, Koes B. Multidisciplinary Biopsychosocial Rehabilitation for Neck and Shoulde Pain Among Working Age Aduls. Spine 2001:26(2);174-81 (Referenze Bibliografiche n. 21). Punto di vista: S Boccardi

    Tecnica

  1. Protocolli di riabilitazione attiva del rachide (IIa parte)
    Estratto da: Liebenson C. Active Rehabilitation Protocols. In: Rehabilitation of the Spine, pp. 355-87, Williams & Wilkins, Baltimore, 1996 ( (Referenze Bibliografiche n. 74).

  2. L'esercizio terapeutico nel trattamento dei pazienti con una stenosi spinale lombare
    Estratto da: Bodack MP, M Monteiro. Therapeutic Exercise in the Treatment of Patients With Lumbar Spinal Stenosis. Clinical Orthopaedics and Related Research 2001:384;144-52 (Referenze Bibliografiche n. 35).

  3. Il ruolo della fisioterapia nella prevenzione e nel trattamento dell'osteoporosi
    Estratto da: Bennell K, Khan K, McKay H. The role of physiotherapy in the prevention and treatment of osteoporosis. Manual Therapy 2000:5(4);198-213 (Referenze Bibliografiche n. 163)

    Online

  1. Una posizione vertebrale normale: è ora di accettare l'evidenza
    Estratto da: Harrison DE, Harrison DD, Troyanovich SJ, Harmon S. Commentary. A Normal Spinal Position: It's Time to Accept the Evidence. Journal of Manipulative and Physiological Therapeutics 2000:23(9);623-44 (Referenze Bibliografiche n. 267).

  2. Fattori biomeccanici che agiscono sul disco
    Estratto da: Dolan P, Adams M. Facteurs biomécaniques agissant sur le disque. Revue de Médicine Vertébrale 2001:3;10-8 (Referenze Bibliografiche n. 52).

  3. Associazione fra sciatica e propionibacterium acnes
    Estratto da: Stirling A, Worthington T, Rafiq M, Lambert PA, Elliott TSJ. Association between sciatica and Propionibacterium acnes. The Lancet 2001:357(23);2024-5 (Referenze Bibliografiche n. 5).

  4. Le vertigini cervicali: una rassegna della diagnosi e del trattamento
    Estratto da: Wrisley DM, Sparto PJ, Whitney SL, Furnman JM. Cervicogenic Dizziness: A Review of Diagnosis and Treatment. Journal of Orthopaedics & Sports Physical Therapy 2000:30(12);755-66 (Referenze Bibliografiche n. 79).

    Editoriali

  1. Protrusione discale
    Estratto da: Johnson EW. Editorial. Bulging Disks. American Journal of Physical Medicine & Rehabilitation 2001:5;329.

  2. Attuali tendenze nella medicina fisica e riabilitazione
    Estratto da: Braddom RL. Editorial. Current Trends in PM&R. American Journal of Physical Medicine & Rehabilitation 2001:6;403

  3. Generatori di dolore
    Estratto da: Johnson EW. Editorial. Pain Generator. American Journal of Physical Medicine & Rehabilitation 2000:5;411

  4. Il fisiatra interventista. E' nato un nuovo specialista!
    Estratto da: Johnson EW. Editorial. The Interventional Physiatrist. A New Subspecialist Has Been Born! American Journal of Physical Medicine & Rehabilitation 2001:1;3

  5. L'arte di ascoltare
    Estratto da: Moore A, Jull G. The Art of Listening. Manual Therapy 2001:6(3):129 (referenze Bibliografiche n. 1).



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