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Aggiornamento scientifico sulle patologie vertebrali

Editoriale del I fascicolo 2000


Il materiale scientifico presentato sul sito è indirizzato agli operatori del settore interessati alle patologie vertebrali. Per i pazienti le informazioni disponibili in queste pagine hanno solo un valore indicativo e non possono sostituire un parere medico.

Il Punto di Vista di Boccardi

Scoliosi: posture quotidiane, predittori del risultato del trattamento ortesico e questionari di disabilità per la scoliosi
Superando Nachemson e rileggendo le ernie discali con Postacchini
Sciatica: chi ha mai prescritto il riposo a letto ? Vediamo come comportarci sulla base delle evidenze cliniche
Per concludere sulle ernie discali e la sciatica: ernie discali laterali e ruolo dell'elettromiografia
Fumo e lombalgia: una revisione sistematica
La valutazione: una norma anche per il fisioterapista; basi teoriche del ragionamento diagnostico del medico
Tre lavori sulla cinesiterapia: le Linee Guida francesi per la lombalgia, risultati del trattamento di routine in Germania ed utilizzo del potenziamento muscolare
Pagine verdi: la stabilizzazione per gli atleti, attività aerobica e lombalgia, problemi al rachide nel calcio, nel basket e nella danza
Indice

Il 2000 si apre all'insegna di alcune novità a lungo meditate e che soltanto ora siamo finalmente in grado di annunciare. I Soci più attenti avevano notato da qualche anno l'assenza delle nostre storiche "Giornate di Aggiornamento", nata dalla necessità da noi percepita da tempo, e confermata da una certa disaffezione da parte dei Soci, di un miglioramento qualitativo in questa nostra offerta scientifica; questo aveva condotto a limitare i nostri servizi alle "sole" pubblicazioni (Fascicoli, oramai giunti a 400 pagine annuali, e Monografie), con l'aggiunta del nuovo servizio diventato ora parte integrante del nostro operare, di un Sito Internet considerato sempre più autorevole e prestigioso. Queste necessità hanno portato alla nascita, che avverrà formalmente in novembre, di una collaborazione con l'Università "Bicocca" di Milano, che si sostanzierà in una nuova iniziativa di Aggiornamento, più ricca di contenuti rispetto al passato, certamente più prestigiosa e, pensiamo, più accattivante per i Soci, di cui forniremo comunicazione a breve.

Scoliosi: posture quotidiane, predittori del risultato del trattamento ortesico e questionari di disabilità per la scoliosi

L'articolo di Gram a pag. 7 offre degli spunti molto interessanti a quanti si occupano di educazione posturale in campo delle deformità vertebrali giovanili. Utilizzando metodiche di superficie, di cui conosciamo i limiti (difficoltà di assimilazione completa ed immediata tra i repere di superficie e le vertebre sottostanti), è stato studiato qual è il comportamento della colonna affetta da deformità vertebrali nelle diverse posture della vita quotidiana. Lo studio attento dei grafici riportati in dettaglio permetterà a ciascuno di individuare alcuni aspetti utili per lo sviluppo di nuove indicazioni cinesiterapiche: ci preme comunque sottolineare che una volta di più viene confermata l'importanza della cifotizzazione, in quanto dallo studio emerge che in tutte le posture in cifosi le curve scoliotiche si riducono. Le intuizioni scientificamente provate di Perdriolle e gli sviluppi operativi cinesiterapici da tempo proposti dalla scuola della Fondazione Don Gnocchi, superando lo storico "autoallungamento" lionese, trova qui un'ulteriore conferma.

Il lavoro di Lindeman a pag. 11, che studia la psicologia del paziente in corsetto ed i predittori di una scarsa accettazione dell'ortesi, è interessante più per gli spunti di riflessione che offre che per i reali risultati che documenta. Sono stati studiati infatti gli aspetti psicologici che possono risultare predittori di un comportamento di accettazione o meno del corsetto ortopedico. E' noto a tutti come il trattamento ortopedico trovi proprio nella scarsa compliance (accettazione) da parte del paziente uno dei suoi massimi limiti. I detrattori del corsetto avevano ottenuto un facile gioco nel negarne l'efficacia negli anni '80 con un lavoro sul Milwaukee in cui avevano dimostrato che i ragazzi non lo portavano. D'altra parte, chiunque abbia un minimo di pratica clinica sa benissimo le difficoltà che si incontrano nella prescrizione del corsetto, nel convincere i genitori, nella necessità comunque di parlare bene con il ragazzo, che non avrà alcuna difficoltà prima della pubertà, ma che in seguito sarà l'unico vero "decisore" circa il suo trattamento. Rispetto a questo lavoro, ci sembra improbabile che ci siano tutte queste differenze tra maschi e femmine, pur ricordandoci questo dato già verificato e presentato in uno degli ultimi fascicoli del GSS, che i maschi hanno comunque difficoltà maggiori delle femmine nel portare l'ortesi. In ogni caso, la sollecitazione a curarci del paziente e non solo della correzione tecnica della confezione del corsetto (anche se spesso entrambi gli aspetti sono carenti) va accolta in pieno.

Il lavoro di Haher a pag. 14 è interessante soprattutto per il questionario riportato in calce circa la disabilità del paziente scoliotico, che il lavoro presenta nel suo sviluppo tecnico: questo strumento si può infatti rivelare pratico ed utile per quanti si occupano di deformità vertebrali, anche non chirurgiche, sia pure magari con qualche piccolo adattamento. Ci è parso interessante proporlo integralmente in quanto è raro trovare uno strumento di questo genere nel campo della scoliosi, dove si guardano sin troppo spesso solo i gradi Cobb e ci si dimentica di altri aspetti imprescindibili per il paziente, come quelli qui riportati efficacemente.

Superando Nachemson e rileggendo le ernie discali con Postacchini

Wilke a pag. 17 presenta uno degli "highlights" di questo fascicolo, con una nuova revisione, riveduta e corretta, dei carichi entro il disco intervertebrale nelle varie attività quotidiane. Tutti abbiamo studiato i grafici di Nachemson sui carichi entro il disco intervertebrale, che sono parte della nostra storia in quanto cultori della riabilitazione e della prevenzione, nonchè applicatori instancabili di Back School oramai da diversi anni. Questo lavoro è soprattutto salutare, perché ci insegna ancora una volta che "la tragedia della scienza è quante splendide ipotesi sono state rovinate da pochi spregevoli fatti", o meglio, in questo caso, che anche alcuni splendidi fatti possano essere spregevolmente errati per tutta una serie di motivi: è questo il punto di fondo del solito magistrale PdV di Boccardi a pag. 22. I dati di Nachemson infatti non erano la verità assoluta, ma pur sempre il risultato di uno studio, sia pure ben condotto, di quasi 30 anni fa. Nonostante la serietà dell'autore, gli strumenti erano sicuramente abbastanza primitivi e quindi questo può giustificare alcuni errori. Di fatto, forse stupisce la precisione e la grossa coerenza di risultato della maggior parte dei singoli dati, più del fatto che alcuni possano differire. Certamente ora urge un terzo lavoro che possa dare ulteriori conferme più attendibili, anche perché questo, sia pure ben condotto, è pur sempre stato fatto su un solo soggetto volontario sano (ci verrebbe da dire: fisicamente !).

Con Postacchini a pag. 23 ripercorriamo magistralmente tutto quanto si sa scientificamente sulle ernie discali: dalla storia naturale al trattamento conservativo, per poi giungere al forte dell'autore, tutti i trattamenti chirurgici con le loro singole potenzialità e limiti, ed arrivare ad alcune situazioni limite come le ernie laterali e quelle ricorrenti. Soprattutto questi ultimi due paragrafi sono abbastanza poco comuni e meritano un'attenta lettura, anche se in realtà tutto l'articolo, pur ripercorrendo in alcune sue parti lavori già presentati in passato, merita per un ripasso accurato e piacevole della materia.

Sciatica: chi ha mai prescritto il riposo a letto ? Vediamo come comportarci sulla base delle evidenze cliniche

New England Journal of Medicine (ossia la più prestigiosa rivista medica), A.D. 1999, ad opera di Vroomen (pag. 31) cade un altro dei capisaldi della medicina: giammai a letto per una sciatica. Al di là delle semplificazioni più o meno giornalisticamente efficaci, e delle facili battute, il lavoro merita lettura, riflessione ed attenzione, perché stiamo assistendo al crollo di un altro mito. Certamente per cultori del movimento come noi può forse fare piacere, ma con altrettanta certezza è oramai giunto il momento di porsi a considerare come tutti questi dati che si accumulano stiano sempre più portando l'attenzione sul movimento sistematico, sicuramente meglio se adeguatamente controllato, come un elemento determinante del recupero da una lesione. Il nostro corpo, macchina perfetta nata per il movimento e non per stare ferma, trova proprio con il movimento, sempre che non esagerato e non condotto secondo logiche dannose rispetto alla situazione patologica attuale, le sue migliori capacità di autorigenerazione dei tessuti e di superamento del danno.

Di grande valenza didattica è il lavoro di Ash a pag. 33: egli presenta il caso di un paziente con una sciatica acuta di difficile risoluzione ed una modalità concreta per sfruttare le nuove potenzialità che l'informatica ci offre di utilizzare la letteratura per risolvere un problema clinico. Certamente non sarà questa la prassi quotidiana, ma sicuramente tutti noi abbiamo a che fare con le situazioni che ci sorprendono, che ci spiazzano, che ci colgono impreparati. Il rigore sotteso a questo testo dovrebbe essere quello di tutti, e la metodologia qui seguita va sostenuta con forza. Il testo non riguarda solo i medici, come qualcuno potrebbe pensare, bensì tutti gli operatori della sanità, che si trovano quotidianamente di fronte a problemi analoghi. Già in passato abbiamo avuto modo di parlare di Evidence Based Medicine: eccone qui una applicazione concretissima e molto utile.

Il lavoro di Nadler a pag. 35 in un certo senso riprende quello precedente, con una valenza eminentemente pratica. Ci presenta alcuni casi clinici interessanti di sciatalgie da ernie discali con interessamento radicolare L4, secondo la classica ottica del riabilitatore, ripercorrendo la metodologia di indagine tipica di chi vede prevalere la clinica su qualunque esame diagnostico. Dopo aver visto proprio oggi una paziente affetta da sclerosi multipla che è rimbalzata da un medico all'altro, con tanto di esami complementari (Rx, RMN, TAC), per curare le sue distorsioni recidivanti, trascurando quanto da lei riferito come uno dei problemi collaterali (una perdita di sensibilità all'arto inferiore con parestesie ed una maggiore instabilità del cammino, risolta poi dal luminare dei piedi, che finalmente le ha detto di andare dal neurologo), non posso fare a meno di sostenere comunque con forza questa necessità (ossia di far prevalere la clinica sugli esami), soprattutto poi nell'anamnesi, che è anche ascolto del paziente e non solo raccolta di notizie. L'interesse di questo lavoro si trova pure nelle scelte terapeutiche operate e nel rigore del ragionamento. Utile per chi si occupa di riabilitazione di pazienti affetti da sciatalgia.

Per concludere sulle ernie discali e la sciatica: ernie discali laterali e ruolo dell'elettromiografia

Il lavoro di Rust a pag. 61 ha fondamentalmente uno scopo didattico per illustrare la caratteristiche delle ernie discali laterali, un'entità nosologica non molto nota e che potrebbe in effetti, come adombrato in questo lavoro, ma non provato per una insufficienza metodologica di fondo, avere delle caratteristiche cliniche indipendenti e riconoscibili. Da osservare le figure, soprattutto per chi non ha dimestichezza con questo disturbo.

Gli studi elettromiografici sono ampiamente utilizzati (forse sin troppo) in medicina riabilitativa, spesso più di quanto avvenga in altre specialità. In questo lavoro di Kothari a pag. 62 ne viene documentata l'importanza in particolare rispetto alla diagnosi fine di alcune patologie particolari. Questo studio è applicabile principalmente in medicina di base, ossia per la popolazione indagata, anche se la sottolineatura dell'importanza dell'EMG per la diagnosi differenziale di alcune patologie vale per tutti. Se è interessante la tabella 1, vale comunque la pena sottolineare come lo studio elettromiografico vada riservato solo ai dubbi diagnostici non risolti dall'esame obiettivo (la "fregola" della "documentazione" a tutti i costi, un vero tormentone per alcuni operatori sanitari, come se la visita non fosse già di per sé la più importante documentazione, va stigmatizzata in un'era in cui le risorse si contraggono sempre di più) ed alle neuropatie non in fase acuta (in cui ancora non si può con queste metodiche vedere il danno, pure magari già verificatosi).

Fumo e lombalgia: una revisione sistematica

Un altro lavoro istruttivo ci viene offerto da Leboeufe-Yde a pag. 64: si tratta di una revisione sistematica sul rapporto tra fumo e lombalgia. Sempre più spesso le revisioni sistematiche smentiscono o magari semplicemente riducono notevolmente la forza (come in questo caso) di alcune affermazioni note da tempo. Da questo lavoro scaturisce infatti che il rapporto tra il fattore di rischio fumo e la lombalgia va forse un po' rivisto. Secondo noi vanno sottolineati alcuni aspetti: troppo spesso le ricerche su cui basiamo alcune nostre conclusioni sono metodologicamente deboli, e le revisioni sistematiche impietosamente mettono a nudo tutti questi limiti; peraltro, non è detto che la non completa correttezza metodologica di presentazione di un lavoro debba necessariamente inficiarne i risultati e quindi debba essere considerata l'unico parametro valido per includere o escludere alcuni studi. Certamente, qualche riflessione in più sull'importanza di una ricerca fatta veramente bene e sulla reale efficacia degli studi metanalitici si impone.

La valutazione: una norma anche per il fisioterapista; basi teoriche del ragionamento diagnostico del medico

La logica sottesa all'articolo di Di Fabio a pag. 11, terapista ed Editor-in-Chief di una rivista indicizzata (quindi prestigiosa) come il Journal of Orthopaedic and Sport Physical Therapy, dovrebbe indurre alla riflessione sia per il merito che per il metodo. Viene qui infatti sottolineata l'importanza tout court di valutare, e tutti sappiamo come nella pratica clinica quotidiana del fisioterapista troppo spesso la valutazione costituisca la Cenerentola: nessuno non valuta, ma troppi valutano con l'"occhiometro", per non dire con il "nasometro", strumenti entrambi molto meno precisi dello "spannometro". A parte gli scherzi: per curare si deve capire, per capire si deve comprendere, per comprendere si deve valutare, per valutare si deve misurare. Inoltre, Di Fabio sottolinea come sempre più il lavoro del terapista in campo ortopedico sia diventato quello di insegnare al paziente degli esercizi da effettuare a domicilio che completano il programma che il terapista ha impostato in palestra: questo aspetto è entrato nella coscienza degli operatori negli USA, dove pagano le assicurazioni, che vogliono il risultato migliore nel minor tempo possibile, ma non si può dire altrettanto della vecchia Europa, ed Italia in particolare, dove del resto paga Pantalone (che siamo tutti noi …). Su queste basi si discute l'incapacità di valutare la compliance del paziente al trattamento domiciliare, che è però qualcosa che andrebbe fatto se non si vuole perdere questo momento ritenuto essenziale per il trattamento. In conclusione, una sola paginetta, ma molto densa di contenuti e di sottintesi, che merita lettura e riflessione attente.

Lurie a pag. 67 ci offre un lavoro di elevato spessore teorico, di grande interesse per tutti i medici in particolare, ma comunque per gli specialisti del rachide in genere. Questo studio infatti presenta la teoria del ragionamento diagnostico medico con una ampia esemplificazione nel campo delle patologie vertebrali, secondo un tentativo di semplificare per i lettori di Spine una materia alquanto ostica di per sé. La lettura di questo lavoro consolida sempre di più l'impressione che un computer, che dovrebbe seguire rigidamente gli schemi razionali qui esposti, non sarebbe mai in grado di giungere ad una diagnosi con la stessa capacità del medico che non lavora solo per deduzione, ma anche per intuizione ed induzione, mischiate nel cocktail dell'esperienza. Il paragone efficace è quello con il sorpasso in automobile: se un computer dovesse cercare di effettuarlo, dovrebbe cominciare con il calcolare la velocità delle due auto, la distanza intermedia, la condizione dell'asfalto, la presenza di incroci e di segnali stradali di qualunque genere, una serie di altre variabili compresa la condizione fisica del guidatore … ed a quel punto si schianterebbe con certezza quasi matematica, o meglio informatica! Lo stesso per un computer che dovesse far diagnosi, che è sicuramente molto più difficile e rischioso, anche perché a schiantarsi sarebbe poi il paziente…. Ciò detto, la lettura pur ostica di questo contributo può essere utile per capire meglio il nostro lavoro medico anche da parte di chi medico non è.

Con il lavoro di Wilson a pag. 73 ritorniamo su uno dei punti più critici del trattamento della lombalgia oggi: la mancanza di una classificazione unica e condivisa della patologia. In questo caso la classificazione proposta ripercorre temi già noti, comuni a molte altre presentate anche recentemente nei nostri fascicoli. La validità della proposta viene dimostrata in questo lavoro. L'ottimo PdV di Marras a pag. 76 puntualizza ulteriormente in modo molto efficace quello che in realtà appare da tutte le classificazioni sinora proposte: esiste sempre una categoria singola, ampiamente indistinta, che raccoglie ben più del 50% dei pazienti. Sinchè saremo a questo punto, è evidente che la strada da compiere è ancora lunga.

Tre lavori sulla cinesiterapia: le Linee Guida francesi per la lombalgia, risultati del trattamento di routine in Germania ed utilizzo del potenziamento muscolare

A pag. 77 un altro dei lavori più importanti di questo fascicolo. Si tratta delle Linee Guida per il trattamento della lombalgia elaborate in Francia. Per chi ha avuto modo di leggere la Monografia edita dal GSS in due Volumi negli anni 1996 e 1997, risulterà subito evidente una certa differenza di impostazione con le Linee Guida classiche, pur nel quadro di una trattazione comunque rigorosa. Di certo, si pongono l'accento soprattutto sulle terapie di loro uso quotidiano, proprio quelle terapie che più vanno in crisi di fronte al vaglio di una attenta revisione scientifica, perché poco, se non nulla è stato effettivamente studiato. In questo caso, poi, va sottolineato il rammarico finale circa lo stato della ricerca in terra di Francia, tranquillamente ampliabile all'Italia (con la sola piccola differenza che noi non andiamo in Francia a proporre al costo di fior di soldoni le nostre pratiche terapeutiche non scientificamente documentate, forse anche perché i francesi non ci dimostrano la stessa apertura di credito - leggi: esterofilia - che noi dimostriamo loro). In questo mal comune, va comunque detto che la nostra cultura terapeutica non potrà certo essere salvata dagli anglosassoni, che hanno già da pensare alle cose loro: soltanto noi possiamo produrre gli studi scientifici necessari. Accanto a queste considerazioni, vanno anche sottolineate tutte le considerazioni conclusive, sottoscrivibili, come lo sforzo di obiettività e di attenta analisi che è stato fatto con buon rigore: anche qui le conclusioni sono a favore del trattamento di recupero funzionale al di là del lavoro antalgico. E' forse solo da noi in Italia che questa filosofia fa così tanta fatica ad emergere ?

Collegato al lavoro precedente, a pag. 83 troviamo il contributo di Werners, che essendo tedesco, studia giustamente due protocolli terapeutici applicati in Germania, laddove esistono delle pratiche mediche che vedono l'associazione tra medici di medicina generale e specialisti ortopedici che di norma prescrivono o l'elettroterapia interferenziale o la trazione associata a massoterapia. Questi trattamenti, da soli o in associazione, vengono proposti anche da noi, nonostante la trazione abbia da tempo dimostrato una scarsa efficacia in letteratura. Impietosamente, nel suo PdV a pag. 86, vanTulder sottolinea proprio come la parità di efficacia dimostrata dall'autore tra i due trattamenti, uno dei quali ha già dimostrato di non essere utile, per proprietà transitiva non può che implicare la non efficacia di entrambi. Come non condividere questa analisi e non trarne alcune conseguenze anche per le nostre prescrizioni ?

Lo studio di Carpenter a pag. 87 merita una lettura attenta, per la sua revisione sistematica della letteratura sull'argomento del potenziamento muscolare nella riabilitazione delle patologie dolorose del rachide, un aspetto troppo spesso trascurato da alcuni fisioterapisti che ribadiscono come in primo luogo si debba far passare il dolore per poi recuperare la funzione, secondo un modello classico che si è dimostrato fallimentare in tutti questi anni e che oramai la ricerca ha superato in gran parte. Il modello infatti che insegue il dolore tende a fissare i pazienti sul loro problema doloroso, invece di distogliere la loro attenzione per concentrarla sul recupero delle funzioni residue, che spesso non risultano ridotte in modo così grave se non dalla paura di aver male. E' come se, dovendo recuperare la deambulazione in un paziente, gli dicessimo di alzarsi pure e cercare di abbozzare qualche passo, ma di fermarsi se appena appena perde l'equilibrio, perché potrebbe farsi del male: come potrebbe recuperare il cammino ? Analogo è il discorso se intendiamo recuperare la possibilità di restare seduto ma, al primo dolore, diciamo al paziente che si sta facendo dei danni e che deve evitare di mettersi in questa situazione: come può superare il dolore ?

Pagine verdi: la stabilizzazione per gli atleti, attività aerobica e lombalgia, problemi al rachide nel calcio, nel basket e nella danza

White è uno dei paladini di più lunga data degli esercizi di stabilizzazione, ossia di tutti quegli esercizi che mirano a migliorare la capacità di fissare il tronco durante i movimenti che di norma vengono effettuati con gli arti. Queste tecniche in realtà non sono nuove, e sono state proposte con altri nomi negli anni anche da autori francesi ed italiani, quando veniva per esempio proposta l'importanza del "corsetto muscolare". Eppure questi stessi concetti vanno da un lato ampliati entro quello di miglioramento delle qualità neuromotorie del movimento del tronco, dall'altro ampliati nel loro ambito di applicazione, come questo stesso testo a pag. 41 ci insegna. E' di estremo interesse infatti vederne l'applicazione negli atleti, tipici pazienti di difficile riabilitabilità, in quanto di per sé già dotati di elevate capacità fisiche e neuromotorie, francamente sproporzionate verso l'alto, rispetto a quelle dei classici pazienti. Eppure qui viene sottolineata l'importanza di ripercorrere ossessivamente il gesto tecnico sportivo con il soggetto malato, per individuarne le scorrette meccaniche e per facilitarne una correzione attraverso quelle stesse modalità che permettono l'affinamento del gesto, ossia in particolar modo la ripetizione ed il controllo volontario dapprima, sino a renderlo non più tale. Molto interessante per tutti.

Uppal a pag. 43 presenta un lavoro di interesse circa l'importanza di effettuare una attività aerobica per il paziente lombalgico. E' spesso questa una delle cenerentole non solo della riabilitazione, ma anche della prevenzione. E' infatti quasi sempre assente durante un trattamento riabilitativo, e questo può essere comprensibile quando si privilegiano aspetti più direttamente legati al processo patologico, ma anche quando vengono dati consigli per un lavoro preventivo si sottolineano spesso gli effetti negativi della corsa, piuttosto che dei saltelli, si demonizza la posizione in bicicletta, e tra tutte le attività aerobiche si salva solo, per lunga tradizione, il nuoto. Eppure basta scorrere questo articolo, con i benefici effetti cardiovascolari, metabolici e psicologici riportati, oppure leggere le Linee Guida internazionali, che già in fase acuta consigliano di effettuare movimento con componente aerobica (e vengono citati cammino, bicicletta e nuoto) per rendersi conto di quale potenziale spesso negletto possa avere questa modalità di movimento.

Vi sono infine tre lavori consecutivi che possiamo accomunare per le loro caratteristiche. Infatti, vengono ripercorse le caratteristiche delle lesioni principali che possono colpire quanti effettuano attività fisiche comunemente praticate quali il calcio (Steinkamp a pag. 47), il basket (Press a pag. 51) e la danza (Gibbs a pag. 56). In tutte e tre vengono con attenzione ripercorsi i gesti tecnici più tipici delle diverse specialità e vengono discussi i meccanismi patogenetici che possono indurre una lesione nelle diverse situazioni sportive. Vengono quindi discussi gli strumenti della prevenzione, si affrontano le principali patologie tipiche e si considerano le modalità di riabilitazione e recupero dell'atleta infortunato. Ognuno degli articoli ha poi alcune caratteristiche individuali, come per esempio l'epidemiologia delle lesioni o le indicazioni tipiche per il recupero, ma in generale questa trilogia di lavori, anche per la sua ricca iconografia, spicca per il numero di spunti pratici che offre. L'impostazione di fondo concorda con quanto affermato nel primo degli articoli di queste stesse Pagine Verdi: l'atleta va riabilitato perseguendo una stabilizzazione del rachide, che poi altro non è che un miglioramento delle qualità neuromotorie necessarie nella maggior parte dei casi per la fissazione del tronco, mentre gli arti compiono un compito specifico; questa stabilizzazione deve essere totalmente finalizzata al gesto sportivo tipico dell'atleta.

A questo punto, insieme al classico augurio di buona lettura, un saluto e l'invito ad un nuovo, proficuo e ricco anno di aggiornamento scientifico con il nostro Gruppo di Studio.

Il Segretario Scientifico
Stefano Negrini


Indice del I fascicolo 2000

  1. Effetto delle posture da seduto ed in ortostatismo sulla curva vertebrale nei bambini con scoliosi idiopatica
    Estratto da: Gram MC, Hasan Z. The Spinal Curve in Standing and Sitting Postures in Children With Idiopathic Scoliosis. Spine 1999: 24(2); 169-77 (Referenze Bibliografiche n. 13).

  2. Strategie cognitive e autostima come predittori della non collaborazione nell'uso del corsetto in pazienti con scoliosi idiopatica e con cifosi
    Estratto da: Lindeman M, Behm K. Cognitive Strategies and Self-Esteem as Predictors of Brace-Wear Noncompliance in Patients with Idiopathic Scoliosis and Kyphosis. Journal of Pediatric Orthopaedics 1999: 19(4); 493-99 (Referenze Bibliografiche n. 33).

  3. Risultati del questionario della Scoliosis Research Society per la valutazione della chirurgia nella scoliosi. Uno studio multicentrico di 244 pazienti
    Estratto da: Haher TR, Gorup JM, Shin TM, Homel P, Merola AA, Grogan DP, Pugh L, Lowe TG, Murray M. Results of the Scoliosis Research Society Instrument for Evaluation of Surgical Outcome in Adolescent Idiopathic Scoliosis. A Multicenter Study of 244 Patients. Spine 1999: 24(14); 1435-40 (Referenze Bibliografiche n. 27).

  4. Nuove misurazioni in vivo delle pressioni nel disco intervertebrale
    Estratto da: Wilke HJ, Neef P, Caimi M, Hoogland T. New In Vivo Measurement of Pressure in the Intervertebral Disc in Daily Life. Spine 1999: 24(8); 755-62 (Referenze Bibliografiche n. 28).

  5. Trattamento dell'ernia del disco lombare
    Estratto da: Postacchini F. Review article. Management of herniation of the lumbar disc. The Journal of Bone and Joint Surgery 1999: 81-B(4); 567-76 (Referenze Bibliografiche n. 70).

  6. Inefficacia del riposo a letto nella sciatica
    Estratto da: Vroomen PCAJ, De Krom MCTFM, Wilmink JT, Kester ADM, Knottnerus A. Lack of effectiveness of bed rest for sciatica. The New Englan Journal of Medicine 1999: 340(6); 419-23 (Referenze Bibliografiche n. 29).

  7. Caso clinico basato sull'evidenza. Sciatica: come curarla?
    Estratto da: Ash S, Beardsley J. Evidence based case report. Sciatica: which intervention? BMJ 1999: 319; 302-3 (Referenze Bibliografiche n. 6)

  8. I dischi lombari superiori. Dilemma diagnostico e di trattamento
    Estratto da: Nadler SF, Campagnolo DI, Tomaio AC, Stitik TP. High Lumbar Disc. Diagnostic and Treatment Dilemma. American Journal of Physical Medicine & Rehabilitation 1998: 77(6); 538-44 (Referenze Bibliografiche n. 31).

  9. Ernie del disco molto laterali: i risultati del trattamento conservativo
    Estratto da: Rust MS, Olivero WC. Far-Lateral Disc Herniations: The Results of Conservative Management. Journal of Spinal Disorders 1999: 12(2); 138-140 (Referenze Bibliografiche n. 11)

  10. Studi elettrodiagnostici: sono utili nella pratica clinica?
    Estratto da: Kothari MJ, Blakeslee MA, Reichwein R, Simmons Z, Logigian EL. Electrodiagnostic Studies: Are They Useful in Clinical Practice? Arch Phys Med Rehabil 1998: 79; 1510-1 (Referenze Bibliografiche n. 1).

  11. Fumo e lombalgia. Revisione sistematica di 41 articoli che riportano 47 studi epidemiologici
    Estratto da: Leboeuf-Yde C. Smoking and Low Back Pain. A Systematic Literature Review of 41 Journal Articles Reporting 47 Epidemiological Studies. Spine 1999: 24(14); 1463-70 (Referenze Bibliografiche n. 53).

  12. Valutazione dimenticata
    Estratto da: DiFabio RP. Assessments Forgotten. Journal of Orthopaedic & Sports Physical Therapy 1999: 29(6); 314-5 (Referenze Bibliografiche n. 2).

  13. Criteri per prendere decisioni in campo medico
    Estratto da: Lurie JD, Sox HC. Spine Update. Principles of Medical Decision Making. Spine 1999: 24(5); 493-8 (Referenze Bibliografiche n. 20).

  14. Affidabilità tra esaminatori di un sistema di classificazione della lombalgia
    Estratto da: Wilson L, Hall H, Mclntosh G, Melles T. Intertester Reliability of Low Back Pain Classification System. Spine 1999: 24(3); 248-54 (Referenze Bibliografiche n. 49).

  15. Trattamento chinesiterapico del lombalgico
    Estratto da: Conféreces de Consensus. Prise en charge kinésithérapique du lombalgique. Ann. Kinésithér. 1999: 26(1); 2-11

  16. Confronto tra elettroterapia interferenziale e trazione lombare motorizzata associata al massaggio nella gestione della lombalgia in ambito di medicina di base
    Estratto da: Werners R, Pynsent PB, Bulstrode CJK. Randomized Trial Comparing Interferential Therapy With Motorized Lumbar Traction and Massage in the Management of Low Back Pain in a Primary Care Setting. Spine 1999: 24(15); 1579-84 (Referenze Bibliografiche n.33).

  17. Potenziamento della muscolatura del rachide per la prevenzione e la cura del mal di schiena
    Estratto da: Carpenter DM, Nelson BW. Low back strengthening for the prevention and treatment of low back pain. Medicine & Science in Sports & Exercise 1999: 31(1); 18-24 (Referenze Bibliografiche n. 41).

  18. Tecnica 1) Riabilitazione di atleti con rachialgia
    Estratto da: White AH. Rehabilitation of Athletes With Spinal Pain. In: The Spine in Sports (Watkins RG, ed), pp.264-265, Mosby, St. Louis, USA, 1996

  19. Tecnica 2) Lombalgia e allenamento aerobico
    Estratto da: Uppal GS, Dillin WH. Aerobic Conditioning. In: The Spine in Sports (Watkins RG, ed), pp. 266-270, Mosby, St. Louis, USA, 1996 (Referenze Bibliografiche n. 15).

  20. Tecnica 3) Prevenzione e riabilitazione dei danni alla colonna vertebrale nel gioco del calcio
    Estratto da: Steinkamp L. Soccer. In Spine Care (Withe AH, ed), pp 721-6, Mosby, St Louis, USA, 1995 (Referenze Bibliografiche n. 15).

  21. Tecnica 4) Prevenzione e riabilitazione dei danni alla colonna vertebrale nei giocatori di pallacanestro
    Estratto da: Press JM, Pfeil MS, Young JL. Baskettball. In Spine Care (White AH, ed), pp 627-34, Mosby, St. Louis, USA, 1995 (Referenze Bibliografiche n. 15).

  22. Tecnica 5) La danza e il mal di schiena
    Estratto da: Gibbs RD, Gibbs PH. Dance. In Spine Care (Withe AH, ed), pp 641-8, Mosby, St Louis, USA, 1995 (Referenze Bibliografiche n. 16).


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